Come abbiamo riferito giorni fa e come da commento del nostro vice direttore Reginaldo Palermo, il Cspi ha rilasciato il proprio parere sulle Linee pedagogiche per la scuola 0-6 e nel contempo ha confermato la validità di alcuni aspetti, come quello relativo alla professionalità dell’insegnante e dell’educatore di scuola dell’infanzia.
La professionalità degli educatori/insegnanti si basa su una solida cultura dell’infanzia che, all’interno di una cornice pedagogica, attinge a saperi diversi: è quanto si legge nelle Linee pedagogiche, nell’ambito della parte Parte V – COORDINATE DELLA PROFESSIONALITÀ.
A quali studi fanno riferimento questi saperi diversi?
In breve, ci si riferisce al quadro formativo tipico dei 24 Cfu, con l’aggiunta di specifiche competenze tecnologiche (l’acronimo Steam sta per Science, Technology, Engineering, Art, Mathematics, ovvero Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Arte e Matematica).
Ma lo studio non basta. Ad aggiungersi agli studi anche altri ambiti formativi, quali:
Le linee pedagogiche parlano anche di posture dell’insegnante/educatore, ovvero le competenze trasversali, gli stili di insegnamento, che devono basarsi sull’osservazione, sull’esplorazione, sulla ricerca, sull’ascolto attivo ed empatico, sulla personalizzazione, sull’accurata progettazione.
A seguire alcune posture.
L’accoglienza è un riferimento culturale che attraversa tutto l’intervento educativo: il lavoro degli adulti, la qualità degli ambienti e dell’organizzazione, le relazioni con i genitori. Tutto va collocato nella direzione di fare sentire il piccolo allievo a suo agio e al sicuro, con le persone e negli ambienti, sul frnte delle relazioni, quindi, e del contesto.
L’accoglienza richiede una progettazione attenta e specifica dei tempi, degli spazi, dei materiali, condivisa nel gruppo di lavoro e con i genitori al fine di mettere in campo tutte le risorse disponibili.
L’ascolto è il necessario punto di partenza per tutti gli interventi educativi. L’ascolto significa capacità di comprensione di ciascun bambino, delle problematiche che affronta nei suoi processi di interazione con il mondo che lo circonda, delle sue emozioni e del loro controllo.
L’ascolto fa sentire al bambino che l’adulto lo rispetta, lo riconosce, cerca di comprenderlo.
Nella fase immediatamente successiva all’ascolto, l’adulto di riferimento dovrà riflettere e condividere col gruppo di lavoro le sue riflessioni. La riflessione e la condivisione delle proprie impressioni e interpretazioni nel gruppo di lavoro permettono di riprogettare le risposte da dare, le nuove proposte o semplicemente di dedicare una maggiore attenzione ad aspetti, comportamenti e processi meno evidenti.
Un approccio rispettoso, emotivamente positivo, gioioso, aperto e attento alle sollecitazioni e alle richieste esplicite e implicite del contesto caratterizza le figure educative che si occupano dell’infanzia. Lo abbiamo già spiegato in un articolo precedente: l’educatore deve sottolineare cosa il bambino sa e sa fare, non cosa non è in grado di fare. In positivo. Non in negativo.
Leggiamo nel testo delle Linee guida: L’adulto tiene conto dell’ampia variabilità nei tempi e negli stili di apprendimento, mantiene una sintonia emotiva e intellettuale con i bambini, sia con i singoli sia con il gruppo, promuove un ambiente educativo che sia inclusivo, democratico e partecipativo, che ascolti e dia voce a tutti i bambini.
Svolge funzioni di esempio, accompagnamento, facilitazione e mediazione, valorizza e prende spunto dal gioco e dalle iniziative dei bambini per articolare le proposte, fa propria la ricerca dei bambini e li aiuta a esplorare, ampliare, comunicare le proprie scoperte e a riflettere su di esse. Garantisce e promuove la continuità delle esperienze in modo che esse possano integrarsi tra loro e costituire un tutt’uno significativo.
Un adulto regista è colui che, come un facilitatore e un mediatore, agisce attraverso una didattica prevalentemente indiretta lascia ampio spazio ai comportamenti, alle esplorazioni, alle ipotesi, alle domande, alle discussioni dei bambini.
Un adulto responsabile è in grado di gestire le criticità nelle relazioni. Le modalità di proporre e gestire le regole nella vita quotidiana emergono con evidenza nelle situazioni ad alta intensità emotiva (richiesta di attenzione, opposizione, pianto, competizione, litigi e necessità di rispetto di turni, discussione e confronto di opinioni, valutazioni, ecc.).
Si tratta di uno degli aspetti più importanti dello stile educativo, spesso diverso e complementare ai modelli familiari – spiegano le Linee pedagogiche – che si manifesta in varie forme a seconda dell’età dei bambini e della loro personalità, che deve però seguire una traiettoria coerente, condivisa nel gruppo di lavoro e comunicata con serenità ai genitori, in modo che ne comprendano il significato di scelta intenzionale mirata alla crescita dei bambini.
Un ulteriore tratto di professionalità è la capacità di relazione e comunicazione tra educatori/insegnanti e genitori.
Una buona comunicazione con i genitori – accogliente, calibrata, coerente, professionale – è decisiva per stabilire e mantenere il patto educativo.
La corresponsabilità con la famiglia va costruita attraverso le occasioni di incontro, formali (es. assemblee, colloqui, ecc.) e informali (es. laboratori, feste, ecc.), e i momenti quotidiani di accoglienza e ricongiungimento.
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