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Scuola Innovativa: cosa manca ancora per una vera trasformazione della didattica

La scuola dovrebbe essere in grado di formare i cittadini del futuro, non quelli della società ormai passata o presente.

Per cambiare radicalmente e positivamente la scuola occorre rimettere in discussione tutti gli elementi che ne fanno parte e la finalità stessa della scuola, quindi l’organizzazione interna, la logistica, gli strumenti, le infrastrutture, il ruolo degli insegnanti stessi.

Non si cada nel tranello che per cambiare la scuola e renderla innovativa e al passo con i tempi basta introdurre strumenti digitali. Come è sbagliato pensare al contrario che non serve spendere ed investire per innovare.

Dobbiamo partire dal presupposto che ogni singolo elemento che costituisce il “mondo scolastico è fortemente correlato tra di loro.

Non basta, ad esempio, avere la larga banda in tutte le scuole, dei tablet e dei docenti in gradi di usarli adeguatamente per poter affermare di avere una scuola 2.0. Certo sarebbe un bel passo in avanti non indifferente, un ottimo punto di partenza ma senza un rinnovamento della didattica tali strumenti potrebbero da soli non risultare efficaci se non addirittura dannosi e controproducenti.

Secondo Vittorio Midoro membro del MIUR per la valutazione dell’uso dei dispositivi in classe, in un recente articolo su Agenda Digitale, parla di un nuovo modello di apprendimento che consente la costruzione della conoscenza in modalità collaborativa, una scuola “attiva” dove gli studenti non debbano solo ascoltare ed apprendere ma apprendere “tutti insieme” usando tutti gli strumenti possibili che trattano conoscenza.

Il nuovo modello deve prevedere anche una riorganizzazione degli spazi scolastici. Basta con le aule attuali fatte per ascoltare lezioni con la classica cattedra davanti ai banchi, spazio invece a nuovi ambienti diversi “configurabili in funzione delle attività da svolgere: lavoro di gruppo, studio individuale, discussione collettiva, lezione frontale, verifiche, giochi, attività laboratoriale individuale o di gruppo”. Non un’aula fissa ma spazi dinamici che cambiano, quindi, secondo le esigenze didattiche.

Il terzo aspetto che deve cambiare nel nuovo modello formativo è il ruolo del docente. Secondo Midoro l’insegnante 2.0 deve essere il progettista degli ambienti di apprendimento creando insieme agli studenti un prodotto educativo in grado di accedere a strumenti e risorse educative dalla Rete e usare linguaggi richiesti dai vari media. La nuova scuola deve essere in grado di valorizzare le capacità di ogni singolo studente, riconoscendo e sviluppando il talento di ciascun ragazzo. Non un approccio uguale per tutti ma un sistema personalizzato che consente di tenere sempre alto il tasso di motivazione di ogni studente e lo aiuti a trovare dopo la scuola il percorso migliore di vita secondo le proprie capacità ed attitudini.

Una scuola open a 360 gradi, senza obbligo di compiti, dove gli studenti siano motivati ad apprendere senza costrizioni, aperta negli ambienti con spazi interdisciplinari dove incontrarsi e lavorare insieme. Una scuola aperta anche negli spazi esterni, con aree adibite a sport, attività di laboratorio, mostre , dove i ragazzi possono sviluppare e approfondire le loro capacità tecnico-scientifiche e sportive.

Alcune teorie di esperti parlano di organizzare le classi in fasce di competenza invece delle attuali ripartizioni rigide. Questo consentirebbe di lavorare su gruppi omogenei per livello di competenza.

Non ci sarebbero più promozioni in classi successive ma si transiterebbe per fasce di competenza.

Lo sviluppo formativo basato sui percorsi per fasce di competenza consentirebbe, inoltre, agli studenti di arrivare alla fine del proprio percorso con un bagaglio identificabile e facilmente spendibile di conseguenza

E’ arrivato il momento di rivedere il maniera sistemica l’universo scuola, piccoli aggiustamenti come quelli fatti fino adesso non sono più sufficienti.

Dino Galuppi

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