Si parla tanto di edilizia scolastica e non c’è governo che non metta fra i suoi piani quello di investire in questo settore, puntando soprattutto sulla sicurezza degli ambienti di lavoro.
Ma se la scuola si trasforma è anche vero che anche le infrastrutture dovranno adeguarsi ai cambiamenti.
Per dirne alcuni: l’alternanza scuola lavoro è al centro dell’attività didattica specie nelle scuole professionali, i laboratori giocano un ruolo importante, le risorse umane (si pensi all’organico dell’autonomia) avranno un ruolo importante, il dirigente scolastico ha assunto nuove funzioni e l’allievo presenta nuovi bisogni formativi rispetto al passato.
Come concepire le nuove infrastrutture per la didattica del futuro? Una domanda alla quale non è certo facile rispondere perché impone agli architetti un approccio particolare ai problemi e necessita di analisi e soluzioni partecipate a più livelli.
Abbiamo provato a parlarne con l’architetto, Antonio R. Riverso, professor all’IAA (International Academy of Architecture) nonché past Vice Presidente del Consiglio Mondiale degli Architetti.
L’architetto Riverso è progettista di diversi edifici scolastici di ogni ordine e grado.
Abbiamo analizzato tutto in teoria senza tenere conto che in concreto i problemi sono sempre gli stessi: mancanza di spazi, contenimento dei costi.
L’obiettivo è quello di riflettere su un modello di edilizia scolastica, ovvero di completare e rendere coerente un percorso di riforme della scuola che dovrebbe essere accompagnata anche da una “riforma” del modo di concepire gli spazi della scuola considerando che vi è una forte correlazione fra riuscita scolastica e infrastrutture.
D. La rapida evoluzione tecnologica, i nuovi bisogni formativi, le classi sempre più eterogenee per composizione, richiedono spazi diversi rispetto al passato adeguati a funzioni nuove e diverse. Pensa che sarebbe possibile progettare un unico modello di scuola adattabile ai vari ordini di studio: “scuola dell’infanzia, primaria, secondaria etc.).
“Se per modello intende la stessa architettura, categoricamente No! Non è possibile adattare la stessa forma per differenti funzioni ai vari gradi di istruzione. Ogni tipologia di Scuola ha le sue intime specificità rivolgendosi a utenti di differente capacità (in riferimento all’eta) di apprendimento, pertanto gli studenti di ogni grado hanno esigenze diverse da adattare e riadattare nel tempo e nello spazio. L’organizzazione morfo-funzionale, quindi l’impianto plano-volumetrico deve raccordarsi non solo alla necessita di differente didattica quant’anche alla capacità degli studenti di varia età a muoversi “dentro” con facilità cognitiva ovvero saper riconoscere con immediatezza la profondità di luoghi e funzioni, anche attraverso la percezione di colori e luce, persino di suoni”.
D. Quali categorie dovrebbero essere maggiormente coinvolte nello studio del progetto?
“La scuola oggi ha sempre più un compito centrale per lo sviluppo psicomotorio, relazionale, sensoriale e affettivo dei ragazzi. Gli spazi per le attività pratiche e per le funzioni – da non ritenersi come complementari (come le attività ludiche e relazionali) – stanno ormai acquistando un ruolo fondamentale, tale da contribuire a fecondare l’idea di una nuova Architettura nell’edilizia scolastica.
Tutti, docenti, dirigenti, famiglie, istituzioni, ognuno per la propria parte, devono essere coinvolti in un dibattito socialmente ampio il più possibile. Ovviamente ognuno con diversa capacità culturale di offrire agli indirizzi utili alla progettazione ogni spunto positivo”.
D. In un plastico come immaginerebbe all’esterno la scuola del futuro?
“Le necessità didattiche, che costituiscono la base meta-progettuale, contribuiscono a generare la forma complessa che contiene in uno le singole funzioni. Il risultato deve essere anche Architettura spazialmente riconoscibile, che per la sua unicità (non necessariamente superflua o frondosa), non si può confondere con altri edifici. Per i cittadini, ma anche per i visitatori occasionali “questa” deve riconosciuta come la ‘Scuola’.
Le sue forme devono adattarsi alla natura e forma del terreno che la deve contenere.
La sua Architettura deve tener in debito conto l’ambiente urbano, persino i colori pur senza subirli, cioè tutti gli elementi dell’intorno che la deve accogliere senza essere violentato, anche se talvolta è possibile che la Scuola, come altri edifici pubblici, debba contribuire alla sua rigenerazione.
Per quanto attiene alla necessità di benessere interno e di sostenibilità energetica, il sito e la localizzazione sono importanti per il posizionamento dell’edificio (non solo per gli equilibri termo igrometrici). Essenziale pertanto sarà l’altitudine, la sua esposizione al sole, persino la contaminazione con gli odori e la difesa dai rumori!.
Per quanto attiene a forme e tecnologie di ogni nuova scuola, esse devono essere costituite da modalità costruttive che consentano la facilità di rapidi adattamenti, nell’arco di vita dell’edificio, perché la didattica muta per adattarsi anche al metabolismo socio-culturale della società in divenire”.
D. … e gli spazi interni.…
“Il diverso modello di apprendimento non può essere costipato per lunghi periodi fra le mura confinate dell’aula (nella sua geometria classica).
Le esigenze pedagogiche di ogni nuova Scuola devono essere soddisfatte sia dalla composizione di ambienti “interoperabili”, sia dalla facilità di modificare le aggregazioni. Imprescindibile sarà la necessità di “permettere agilmente l’allestimento di setting didattici diversificati e funzionali ad attività differenziate (lavorare per gruppi, lavorare in modo individualizzato, presentare elaborati, realizzare prodotti multimediali, svolgere prove individuali o di gruppo, discutere attorno ad uno stesso tema, svolgere attività di tutoraggio tra pari tra studenti ecc.)”.
D. Ritiene importante di riservare degli spazi in cui abbiano accesso a tutti come ad esempio una biblioteca o aule speciali, fruibili anche dai genitori?
“Insieme alla scuola, il territorio diventa il fulcro centrale dell’azione formativa e, attraverso la collaborazione con essa, protagonista dell’azione educativa. La comunità scopre lo spazio scolastico che si trasforma in luogo aperto al sociale, e la scuola, spazio educante, si apre al territorio diventando luogo della socialità, secondo il principio emergente della responsabilità diffusa dell’educazione attraverso il coinvolgimento di diversi soggetti.
Questa scuola, domus dell’educazione e bene comune, può (deve!) diventare luogo di aggregazione di una zona carente di offerta culturale, in cui i cittadini trovano nuovi spazi di relazione dando vita ad un movimento circolare di azioni e saperi.
Se la scuola oggi ha sempre più un compito centrale per lo sviluppo psicomotorio, relazionale, sensoriale e affettivo dei ragazzi, non basta affermarlo perché ciò avvenga.
Perché la buona didattica abbia corso positivo e coinvolga attivamente gli studenti, l’organizzazione spaziale e funzionale dell’edificio deve caratterizzarsi per la massima flessibilità e adattabilità degli spazi. Gli spazi per le attività pratiche e per le funzioni – da non ritenersi come complementari (come le attività ludiche e relazionali) – stanno ormai acquistando un ruolo fondamentale, tale da contribuire a fecondare l’idea di nuova Architettura sociale nell’edilizia scolastica”.