Categorie: Attualità

Scuola italiana al femminile, come negli ex paesi del socialismo reale

Secondo Eurostat nella scuola primaria il 32,4% degli insegnanti dell’Unione europea ha più di 50 anni; il 18% ne ha tra i 55 e i 59 e il 6% ne ha più di 60 (dati al 2014).

Le percentuali in Italia sono: 52,7; 32,5; 14,5. Degli altri 27 Paesi Ue, quello con il maggiore numero di insegnanti cinquantenni è la Bulgaria, con il 42,4%: dieci punti meno dell’Italia. Nella scuola secondaria, i professori italiani ultracinquantenni sono addirittura il 57,5%; il 39% ha tra i 55 e i 59 anni; e il 17,5% supera i 60. Le percentuali della media Ue sono rispettivamente: 38,1; 23,4; 9.

Almeno metà degli insegnanti delle scuole italiane ha insomma studiato trenta e più anni fa e forse questo sarebbe il motivo per il quale il cambiamento e l’innovazione sono più complicati.

 

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Il Corriere della Sera riporta i dati Eurostat, sottolineando però soprattutto la presenza femminile nella scuola italiana.

Scrive infatti: nei 28 Paesi della Ue, le donne sono l’84,7% degli insegnanti nell’istruzione primaria e il 64% in quella secondaria. In Italia, però, gli insegnanti delle elementari sono per il 95,9% femminili. Una quota di donne superiore si trova solo in Lituania (97,1), Ungheria (97) e Slovenia (96,9). Il Paese con un corpo insegnante più bilanciato per genere nell’istruzione primaria è la Danimarca: solo il 69,1% di donne. La situazione non cambia molto nelle scuole medie e superiori. In Italia, il 71,2% del corpo insegnante è femminile.

Tuttavia il quotidiano fa notare una curiosità, anzi una stranezza: i Paesi europei con una quota di professoresse (donne) superiore a quella italiana sono tutti ex del socialismo reale dei tempi sovietici: Lettonia (82,7%); Lituania (81,6); Bulgaria (79,3); Estonia (77,1); Croazia (75,4). Realtà che vale sia per la primaria sia per la secondaria. Può naturalmente essere del tutto casuale e non significare nulla.

Ma può pure essere, aggiungiamo noi, un segnale di natura più politica e che fa pure riferimento alle condizioni economiche, alla mancanza di altre opportunità per le donne ( e anche per gli uomini) e pure all’eccessivo statalismo. Forse  

Pasquale Almirante

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