Basta usare la barra di ricerca di TikTok, social preferito dalla Generazione Z, e digitare “scuola italiana” o “italian school”: le parole che vengono accostate a queste sono “toxic”, “tossica”, “schifo”, “stress”, “trauma”. Davvero i giovanissimi vivono il nostro sistema scolastico così? E com’è visto all’estero?
Sono moltissimi i video su TikTok che prendono in giro la scuola italiana. In questi giorni uno screen preso da uno di essi è diventato virale anche su Twitter. Un ragazzo ucraino lo ha ripostato; l’immagine vede una ragazza che dorme su un banco, con scritto sopra: “italian school be like”, ossia “ecco com’è la scuola italiana”.
ого їх так в ЄС не візьмуть pic.twitter.com/fUW5F5D3A5
— yev (@YevYevhenii) September 27, 2023
Un sistema noioso, stancante e logoro, questa l’immagine che viene trasmessa. Molti studenti stranieri che hanno fatto esperienza nel nostro Paese sembrano essere d’accordo. “Confermo, è così”, “La scuola italiana è veramente difficile, il materiale di studio è come quello universitario per alcune cose, ci sono prove scritte e orali ogni mese e su ogni materia”, questi alcuni commenti.
Differenze così evidenti?
Una studentessa italiana ha raccontato la sua esperienza: “Una cosa di cui mi sono resa conto facendo tre mesi all’estero è come la scuola italiana sia molto più pesante e tossica rispetto alle altre, la mia coinquilina finlandese quando le ho detto cosa faccio nella scuola italiana è rimasta scioccata e ogni volta che mi vede studiare mi dice: secondo me te sei traumatizzata (e ha ragione), ne ho parlato con la mia tutor inglese di com’è la scuola italiana e lei l’ha detto a tutta la classe dicendo che loro sono fortunati a stare in una scuola del genere”.
“Sinceramente mi fa capire molto di come funziona la nostra scuola rispetto alle altre perchè in Inghilterra hanno ore libere e ore in cui possono fare i compiti mentre noi dobbiamo fare tutto a casa e non sono nemmeno pochi compiti, non è un sistema sano e a me piace tanto studiare però per colpa della scuola sono stata sempre male, non mangio mai, non dormo mai e soprattutto ho sempre ansia. La scuola non dovrebbe essere un posto che ti fa stare male ma un posto che ti fa stare bene”, ha concluso, dando uno spaccato spaventoso.
Ecco alcune reazioni: “Secondo me il sistema scolastico italiano si ispira troppo ai letterari classici tipo Leopardi e compagnia cantante. Vuole creare tanti depressi, esauriti, frustrati dalla vita praticamente”, “L’americano che ho ospitato durante uno scambio alle superiori che quando ha visto i libri da cui studiavo era rimasto sconvolto”, “Il bello è che facciamo il doppio e poi manco troviamo lavoro”, “In tempi non sospetti, primi anni 2000, una ragazza inglese in erasmus rimase incredula nello scoprire quante materie avessi e quante ore facessi a scuola durante le superiori. Non si capacitava che studiassimo tutta quella roba”.
Ma davvero la differenza tra il nostro sistema scolastico e quello di altri Paesi europei è così evidente? Le nostre scuole sono effettivamente più difficili? Quali sono i risultati?
Gli ultimi dati Ocse
Lo scorso 12 settembre è stato presentato in Italia il rapporto del rapporto Ocse “Education at a glance 2023”. Ad intervenire il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e Tia Loukkola (direttrice del Centro per la ricerca educativa e l’innovazione dell’Ocse). Il presidente di Invalsi Roberto Ricci modera l’evento.
Dopo l’intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, la dottoressa Loukkola ha presentato i dati. Il focus del rapporto è l’istruzione tecnico professionale e il finanziamento e l’organizzazione del sistema scolastico. Ecco alcuni dei dati emersi:
La quota di giovani adulti (25/34 anni) senza un’istruzione secondaria superiore è scesa dal 26% al 22% in Italia ma è ancora alta rispetto agli altri Paesi analizzati. In Italia le differenze regionali sono importanti. Al Sud la percentuale sale al 25%.
Oltre un terzo dei giovani adulti ha una qualifica tecnico professionale come più alto livello di istruzione raggiunto. “Ciò dimostra che si tratta di un settore chiave nel sistema di istruzione, soprattutto al Nord”, ha detto Loukkola. Si tratta comunque di un’area prettamente maschile: le donne tra i 25 e 34 anni sono sottorappresentate.
I tassi di occupazione dei giovani adulti con una qualifica di istruzione secondaria superiore tecnico professionale sono più alti rispetto a chi si laurea, ma i guadagni sono inferiori. Questo trend è simile alla maggior parte dei paesi. Il rischio di diventare Neet è più alto tra i 25-29enni diplomati che tra i laureati. La quota di Neet è più alta al Sud e nelle Isole ma si è abbassata dal 2015 al 2019 (ultimi dati disponibili).
Gli studenti di istruzione tecnico professionale hanno meno possibilità di completare il loro programma rispetto agli altri in Italia. Per quanto riguarda gli Its, in Italia sembrano essere ancora relegati solo ad alcune Regioni.
E, in merito all’istruzione nella scuola dell’infanzia: in Italia si ha un tasso di bambini di 3 anni iscritti a scuola minore rispetto ad altri paesi, che raggiungono una percentuale del 100%. La spesa per ogni bambino è aumentata dal 2015 al 2020. Il personale docente è perlopiù femminile.
Per quanto riguarda i fondi destinati alla scuola: negli ultimi anni si è speso di più per la primaria e meno per la secondaria. Su periodi più lunghi gli investimenti, in tutti i Paesi Ocse, crescono con la stessa velocità del Pil. La spesa pubblica italiana per l’istruzione dal 2008 al 2020 è diminuita sebbene il numero di studenti sia rimasto stabile.