Migliora l’istruzione italiana ma non è ancora al pari della media europea. Il trend evidenza una crescita costante anno dopo anno.
E’ il quadro che emerge dal rapporto annuale sul settore diffuso dalla Commissione europea.Il dato confortante è che sono sempre meno i giovani che abbandonano gli studi: l’anno scorso sono stati il 13,8% i ragazzi tra i 18-24 anni che hanno lasciato prima del tempo la formazione, a fronte del 16,8% riscontrato nel 2013. Nell’Unione Europea gli abbandoni si assestano intorno al 10,7% ma la sopresa arriva dall’Est dove gli abbandoni scolastici sono bassissimi in Paesi come la Croazia (appena il 2,8% di abbandoni), la Lituania e la Slovenia.
Maglia nera, o quasi per l’Italia nel numero dei laureati. Ancora troppo pochi, solo il il 26,2% i giovani tra i 30 e i 34 anni in possesso di un diploma universitario, mentre la media Ue è del 39,1%. Numeri che ci relegano al penultimo posto della classifica, peggio di noi solo la Romania mentre la Lituania occupa il gradino più alto del podio (58,7%), seguita dal Lussemburgo e da Cipro.
A questi numeri si lega, secondo il rapporto, la difficoltà nel passaggio dall’istruzione al mondo del lavoro, anche per le persone altamente qualificate. Una situazione che per la Commissione europea è all’origine della fuga di cervelli che affligge il Paese.
Il tasso di occupazione dei neodiplomati tra i 20 e i 34 anni è infatti solo del 52,9%, uno su due. Meglio rispetto al 2013, quando erano il 48,5%, ma ben al di sotto del 78,2% europeo.
Numeri che risentono sicuramente delle assunzioni avvenute con il Jobs Act, frutto degli sgravi fiscali concessi alle aziende che però stanno progressivamente diminuendo. Impietoso il paragone con Paesi come Malta (96,6% di impiegati a tre anni dal diploma), Germania (90,2%) e Olanda (90,1%).
Il rapporto della Commissione Europea prende in considerazione anche la rifoma del sistema scolastico (Buona Scuola) che potrebbe portare al “miglioramento dei risultati sull’apprendimento e aumentare l’equità”. Infatti per quanto riguarda i risultati dei ragazzi della scuola dell’obbligo, la percentuale di insufficienze tra i quindicenni in lettura, matematica e scienze è rispettivamente del 21%, 23,3% e 23,2%, tutti dati superiori alla media Ue.
Tra i problemi evidenziati nel dossier c’è infine l’invecchiamento del corpo docente. Tutte le statistiche lo confermano, i docenti italiani sono i più vecchi d’Europa: nella primaria il 55% dei docenti ha più di 50 anni, così come alla secondaria di secondo grado. Alle scuole superiori si sale invece al 61%. E il trend, considerato il continuo spostamento dell’età pensionabile non sembra poter migliorare. Si registra invece un’inversione nella “tendenza negativa nel finanziamento dell’istruzione superiore”, grazie all’assegnazione di risorse supplementari.
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