In tempi di coronavirus tutte le fragilità del sistema scolastico italiano hanno una risonanza maggiore. Ci sono le scuole che vivono in realtà di eccellenza, ha dichiarato ieri 03.03.2020 a Porta a Porta la ministra Azzolina, e che quindi possono garantire la continuità delle lezioni con collegamenti da remoto e poi ci sono le scuole in difficoltà…. Quasi fosse una sorpresa.
In Italia abbiamo scuole di eccellenza e scuole in difficoltà come le chiama la Ministra; peccato che qui siamo in una difficoltà perenne e prolungata da anni … con un sistema scolastico classista regionalista e discriminatorio, dove il ricco sceglie e il povero si accontenta, a maggior ragione in tempi di coronavirus.
E’ ovvio che le scuole isolate e situate in realtà difficili della periferia del Sud miracolosamente non si inventano a tempi record l’eccellenza e-learning … E’ lapalissiano che le fragilità, quando si è in tempo di crisi, colpiscano maggiormente le fasce più deboli e al capitolo scuola è chiaro.
Ma in uno spirito propositivo vorrei ripercorrere i termini della questione, cogliendo l’occasione di due temi recenti: a) si guarda al modello finlandese; b) Regione Lombardia approva la dote scuola 2020/2021
Il sistema scolastico finlandese è una eccellenza mondiale, soprattutto perché “senza scuole private” come è stato ricordato nel corso dell’interessante servizio di Presa Diretta, recentemente andato in onda (https://www.raiplay.it/video/2020/02/il-modello-finlandia—presadiretta-28022020-31aa45a7-1d23-4218-92c2-5112f897d720.html).
Il servizio parte dal fatto che negli anni 70 i “tassi di istruzione bassissimi poi sono diventati i primi del mondo occidentale”. Allora ecco la domanda più scontata: “Come hanno fatto a capovolgere la situazione?” Il servizio dimostra che “hanno messo in campo un massiccio piano di investimento nella Scuola Pubblica.”
L’Italia guarda al modello finlandese e non è la prima volta. Proviamo però a guardarlo con intelligenza, con la logica stringente di chi vuole davvero arrivare a capo del problema.
Che cosa può insegnarci il modello finlandese? Moltissimo… Ben fa l’italia a guardare alla Finlandia e al suo sistema scolastico autenticamente pubblico.
Oggi in Italia abbiamo un sistema nazionale di Istruzione fondato su scuole pubbliche come in Finlandia: anche qui, infatti, sono pubbliche le scuole gestite da enti pubblici ed enti privati accreditati, ma – differenza abissale con l’Italia – tutte sono pubbliche, tutte controllate, tutte efficienti e “accessibili a tutti senza rette nè contributi da parte delle famiglie”, aggiunge il giornalista di Presadiretta.
In Italia cosa succede? Sulla carta, per legge, per controlli, sono tutte pubbliche le scuole, ma ahimè le paritarie sono private della possibilità di essere scelte liberamente dalle famiglie perché in queste scuole i Genitori devono pagare le rette…. A queste scuole pubbliche paritarie lo Stato non concede la dignità di essere scelte… Di conseguenza si può affermare che in Italia esistono le scuole pubbliche statali gratis (in realtà: pagate con le tasse dei cittadini) e le scuole pubbliche paritarie pagate dai cittadini due volte: con le rette per farle funzionare e con le tasse dovute per il servizio scolastico pubblico statale, di cui i genitori delle paritarie non usufruiscono.
Il sistema finlandese parte dal principio che gli studenti vogliono imparare e “quando tu scommetti sulla libertà è sempre un successo”, dice il giornalista.
Il 93% di studenti si diploma e il 66 % prosegue gli studi all’università: è la % più alta in Europa. Chi non ce la fa frequenta la decima classe e sono recuperati gli studenti che noi perdiamo in percentuale di gran lunga maggiore. Questo accade perché per la Finlandia la chiave del successo è la fiducia: essere più liberi rende anche più responsabili. Allora non ci si ferma alla carta del titolo per i docenti, ma si punta sulla formazione. Il preside può sceglierli per le competenze … un sogno per la scuola italiana, che si vede propinare i docenti dal centro. L’autonomia, scelta ragionevole che in Italia è anche legge, la famosa legge 59, non ha mai trovato attuazione.
In Italia la struttura “scuola pubblica” come quella finlandese diventa “scuola privata” perché devi pagare e “scuola dipendente” (la statale) perché non ha autonomia. Ecco spiegato in una parola il complesso meccanismo del fallimento del sistema scolastico italiano.
Se volessimo spiegare questo complesso meccanismo di un sistema classista, regionalista, discriminatorio, colabrodo, costoso, potremmo utilizzare una semplice espressione, “dipendenza”:
La libertà e la responsabilità innescano quel meccanismo della fiducia che è sempre un guadagno; quest’ultima in Italia viene sacrificata sull’altare della dipendenza…
Fanno paura l’autonomia, la corresponsabilità, il privato perché è complesso gestire le libertà.
La realtà è che in Finlandia i genitori possono scegliere la scuola per l’educazione dei loro figli in totale libertà: le scuole statali e quelle non statali sono entrambe a carico dello Stato, con gli stessi criteri di riparto. I genitori che iscrivono i propri figli in una scuola non governativa non pagano alcuna retta scolastica, avendo già pagato le tasse, come tutti nel mondo civile. Il 40% di tutte le istituzioni di formazione professionale appartiene al settore privato e, a regolare il “permesso di educazione” delle scuole non governative, è la legge sull’educazione (Legge 21.8.1998 n. 628). Le scuole non governative devono avere caratteristiche e standard professionali ed educativi stabiliti per legge. Il servizio da loro svolto, e finanziato dal governo centrale e/o locale, deve essere erogato «senza fini di lucro». Non è importante chi gestisce la scuola (lo Stato o altri soggetti sociali): diventa invece decisiva la proposta educativa offerta. In questo contesto, le scuole non governative sono parte attiva di un unico sistema scolastico, assicurando un dinamismo e una competitività che concorrono al successo dell’impianto educativo in Finlandia.
Non mancano però, anche in Italia, esempi virtuosi che ci fanno ben sperare nel passaggio dalla logica di uno Stato gestore a quella di uno Stato garante. Nello specifico, Regione Lombardia sta contribuendo da alcuni anni sia a sostenere la libertà di scelta educativa dei genitori colmando il gap del vincolo economico sia a sostenere le scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità certificata. È necessario riconoscere e valorizzare quanto Regioni, Enti locali, scuole, famiglie e Associazioni hanno messo in campo, dando una chiara e positiva testimonianza di cosa si può fare. Alcuni numeri.
IL BUONO SCUOLA – Le risorse a disposizione ammontano a 24 milioni di euro, a cui potranno eventualmente aggiungersi ulteriori risorse dal fondo regionale per il sostegno delle famiglie nella spesa per l’istruzione. Il Buono scuola si richiama esplicitamente al principio di sussidiarietà, con lo scopo di garantire la libertà di scelta delle famiglie. Tende ad attuare concretamente il principio della parità scolastica e riconosce, quali componenti del sistema nazionale di istruzione, sia le scuole statali che le scuole paritarie, così come prevede la legge nazionale in materia (L. 62/2000).
E’ stata registrata una crescita tendenziale delle domande e, nel corrente anno scolastico, saranno oltre 25.500 i beneficiari del buono scuola di Regione Lombardia. Il buono, in particolare, consiste in un contributo nelle spese di iscrizione e frequenza di una scuola paritaria, la cui entità è determinata in relazione alla fascia ISEE di appartenenza della famiglia e all’ordine e grado di scuola frequentata dallo studente, da un minimo di trecento euro fino a un massimo di duemila euro.
SOSTEGNO AI DISABILI – Sono 7 i milioni di euro, con un incremento di 1,5 milioni, destinati a contribuire alla copertura del costo del personale insegnante impegnato in attività didattica di sostegno nelle scuole paritarie e nelle scuole dell’infanzia autonome che accolgono studenti disabili, al fine di garantire l’esercizio della libertà di scelta delle famiglie.
Nel 2019/2020, invece, sono stati destinati un milione di euro per il sostegno di oltre duemila bambini nelle 1.400 scuole autonome dell’infanzia e 4,5 milioni di euro per il sostegno di circa duemila studenti di 242 scuole paritarie della Lombardia.
Resta inoltre confermato anche per quest’anno il contributo rivolto alle scuole materne autonome per il sostegno alle spese di gestione grazie ad un contributo di 8 milioni di euro.
Il metodo di finanziamento delle scuole non statali finlandesi si regge su un sistema di calcolo molto simile a quello che in Italia chiamiamo costo standard di sostenibilità. Studi economici hanno dimostrato che questo sistema non soltanto favorirebbe una reale libertà di scelta educativa, ma comporterebbe anche ingenti risparmi (almeno 7 miliardi di euro!) per lo Stato, il quale attualmente spende oltre 55 miliardi di euro all’anno per un apparato scolastico statale gravemente compromesso – al netto di rare eccezioni – per qualità di offerta formativa e risultati conseguiti.
Il costo standard è peraltro uno strumento che in questi ultimi anni ha incontrato un’ampia convergenza politica (clicca qui). Perché non provare seriamente a introdurlo? Se davvero si vuole una scuola efficiente alla finlandese, potrebbe essere proprio questo il punto di partenza per dare la spinta opportuna a tutto il sistema! E’ scientificamente certo che, in regime di costo standard, anche la scuola della periferie più profonda della Penisola avrebbe avuto il suo collegamento e-learning. Se si ascoltano i virologi, si ascoltino anche gli economisti.
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