Il tema, al di là dell’ironico titolo, è più serio di quanto si possa pensare, più di quanto e con il quale, docenti, personale amministrativo e, in coda, alunni stessi siano indotti a confrontarsi quotidianamente, soprattutto quando la “polvere” a scuola viene vista come fosse “l’oro nero”, forse per la sua volatilità e, oseremmo dire, anche per la sua “difficile reperibilità” o richiesta d’ordine quando viene ad esaurirsi. E non parliamo di quella polvere che spesso si annida sotto o sopra i banchi, sotto o sopra le cattedre, LIM incluse, di quella se ne può certamente trovare anche in abbondanza! Né tantomeno di polveri sospette da rimuovere, sì, a scuola può accadere anche questo!
Il focus, in breve, riguarda le fotocopiatrici e le stampanti laser, strumenti che, in linea con una scuola che vanta il progresso tecnologico (così si sente dire!) e un percorso che la vedrebbe sempre più proiettata al 4.0 con il decreto del Ministro dell’istruzione n. 161/2022, ci rimandano a quanto previsto dal PNRR, (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) quale strumento di sintesi e accompagnamento all’attuazione delle linee di investimento pro-scuola nel rispetto dell’autonomia didattica, gestionale e organizzativa.
Pur tuttavia sembra di assistere alla “scuola del gambero” ovvero, proprio come questo invertebrato, capace di seguire due distinte direzioni, come quando, in caso di pericolo, è capace di compiere un movimento che gli consente di arretrare rapidamente, compiendo un balzo indietro, come se in realtà camminasse verso quella direzione. Ecco allora che, così come non è del tutto falsa la credenza del gambero, secondo la quale farebbe “un passo avanti e due all’indietro”, non appare del tutto falsa la realtà di una scuola capace, da tempo, di compiere ripetuti balzi indietro.
Così capita di frequente che i docenti necessitino, nel loro quotidiano lavoro didattico, di dover richiedere l’accesso alla fotocopiatrice per far produrre al personale preposto e autorizzato dal dirigente scolastico, delle copie da distribuire in classe agli alunni o semplicemente per riprodurre parti di capitoli o di libro, nei limiti di quanto viene consentito dal diritto d’autore, ricordando a tal riguardo come gli articoli 68 e 171 al terzo comma, L. 633/1941 vietino l’atto del fotocopiare anche parti di un libro, ma con una deroga per le biblioteche e le scuole, (legge 248/2000 “Nuove norme di tutela del diritto d’autore”, D.lgs. n. 68/2003) sancendo che è vietato fotocopiare un libro di testo oltre il 15% delle pagine che lo compongono e che inoltre, non è possibile fotocopiare per intero un capitolo di un libro di testo, anche se inferiore al 15% dello stesso, incorrendo diversamente ad una sanzione amministrativa oltre che penale, (condotta che vede incriminata anche la scansione fatta con qualunque sistema informatico).
Non è allora raro osservare come alcuni docenti violino ripetutamente detto limite ritenendo di poter eseguire fotocopie, nel limite del già menzionato 15% in giorni differenti e così arrivare, nel giro di una settimana o meno, all’intera copia del libro. Pur tuttavia il riferimento normativo non è da riferire alla copia del singolo libro, ma all’esemplare del testo. Di ciò, l’intero personale scolastico dovrebbe farne memoria. Una domanda sorge lecita e andrebbe rivolta ai dirigenti e ai loro preposti alla mansione di effettuare le fotocopie o stampe: come si fa a stabilire, nel corso di un anno scolastico, che un docente non può più fotocopiare parti di uno stesso volume?
Al di là delle disquisizioni normative ivi espresse, l’argomento stampe e fotocopie rimane pur sempre alquanto delicato e lo è ancor di più quando occorre soppesare il diritto all’economia della scuola, con ricadute non indifferenti sulla ecosostenibilità ambientale, e il diritto di garantire, ancor prima che ai docenti, agli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA) e agli alunni in condizioni H i propri lavori da fornire al docente, anche nell’ottica di una tanta e da più parti paventata integrazione e inclusione scolastica. Ciò risulta ancor più evidente se si parla di alunni ipovedenti o di alunni con autonomia digito-tattile ridotta, privi altresì di dotazioni strumentali, scanner e stampante, necessarie per garantire la produzione in autonomia, o con il supporto del docente di sostegno, dei propri elaborati.
Francesco Augello