Continua il faccia a faccia della Tecnica della Scuola con Elena Ugolini, sottosegretario all’Istruzione del Governo Monti e oggi consigliere del ministro Stefania Giannini.
Dopo aver illustrato come è strutturata l’esperienza del liceo Malpighi di Bologna, che dirige da alcuni anni, Ugolini si sofferma su come si sono andate a concretizzare le attività degli studenti liceali all’interno degli ambienti di lavoro emiliani.
Ugolini, ci può illustrare alcune delle esperienze svolte in azienda dai vostri liceali?
Per quest’ anno abbiamo già ampliato la proposta delle terze, facendo svolgere una settimana di stage in un laboratorio dell’opificio Golinelli sulla biologia vegetale per avviare un percorso che continuerà nel corso dell’anno a scuola e proseguirà in estate in aziende del settore agroalimentare con cui è stato pensato il progetto. I ragazzi di quarta, invece, frequenteranno in orario curriculare dei seminari con esperti su cosa è il mondo dell’impresa, quello della finanza, e quali sono i principi per costruire un business plane e, su base volontaria, seguiti da tutor aziendali, svilupperanno a gruppi un proprio progetto di impresa all’ interno di un business Game.
E l’anno successivo?
Faranno un secondo periodo di tirocinio in luoghi di lavoro scelti tenendo conto delle esperienze fatte. Nel corso del quinto anno, infine, costruiranno un progetto da presentare nel corso dell’Esame di Stato finale.
Le risulta che ci siano delle scuole che hanno invece avuto problemi, anche per l’inesperienza a dialogare e collaborare con l’esterno?
Purtroppo mi risulta. Ho sentito molti studenti e molte famiglie lamentarsi perché i ragazzi in azienda “hanno perso tempo prezioso ” andando tutti insieme, con una classe a ” veder ” lavorare. Scelte di questo tipo uccidono il potenziale innovativo che può avere l’alternanza scuola lavoro. Trovare tante realtà in grado di ospitare i ragazzi per un percorso di tirocinio e pensare di costruire centinaia di progetti formativi diversi all’inizio può sembrare una montagna insormontabile, ma cominciando a scalarla ci si accorge che l’orizzonte si amplia e che ci sono tantissimi adulti che, in settori diversi, sono disposti a mettersi a disposizione per i ragazzi.
Non tutti la pensano così…
Anche questo è vero, ma in questo primo anno di alternanza scuola-lavoro abbiamo assistito già ad un cambiamento di mentalità. A tutti i livelli: docenti, famiglie, imprenditori, professionisti, artigiani. Se ogni adulto decidesse di dare un po’ del suo tempo per comunicare e condividere le proprie competenze con i giovani, il Paese sarebbe sicuramente diverso. Ne trarremmo vantaggio tutti. È una sfida che come al solito vede al centro la scuola. Ci sono tante esperienze positive che andrebbero raccontate e messe a sistema. Non siamo all’anno zero, ma occorre lavorare per uscire dall’improvvisazione.
Cosa si sente di consigliare ai docenti e ai responsabili dell’alternanza scuola-lavoro di questi istituti?
Gli suggerirei di guardarsi attorno e vedere quali esperienze funzionano, cercando degli alleati con cui progettare il proprio percorso di alternanza scuola- lavoro. Non si può ragionare in astratto, ogni territorio ed ogni scuola ha le proprie caratteristiche, ma sicuramente ci sono tante possibilità che non sono state ancora scoperte: le famiglie, gli ex alunni, la rete di relazioni dei docenti, le associazioni sportive, di volontariato, il non profit, le istituzioni.
Ma le scuole sono pronte per questo “salto”?
La scuola è un mondo in cui si incrociano tanti mondi diversi, basta avere il desiderio di scoprirli e avere chiari gli obiettivi da raggiungere. I miei studenti hanno fatto tirocini al CNR, ai laboratori del Rizzoli, in Ducati, in luoghi prestigiosi, ma forse lo studente che ha imparato di più dal suo tirocinio è stato un ragazzo che ha fatto per tre settimane l’ormeggiatore di barche in un piccolo porto della riviera. Quell’ esperienza lo ha cambiato profondamente ed ha ripreso l’attività didattica in modo diverso.
Qual è stata la particolarità di quell’esperienza da ormeggiatore?
Penso che il punto fondamentale da tener presente siano le persone con cui hanno a che fare i ragazzi, oltre che i tutor aziendali e la qualità del progetto formativo che si costruisce insieme tra scuola e lavoro. Anche il lavoro più semplice, se fatto bene, contiene la possibilità di far maturare delle competenze importanti per la vita.
Però, soprattutto nei licei, non tutti i docenti la pensano così?
Pensare che tutti gli studenti di liceo debbano andare a far tirocinio in musei o in studi di avvocati è assolutamente fuorviante. C’è un valore in sé nel fare un lavoro, qualunque esso sia.
(SEGUE)
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