Nella nota del Ministero dell’Istruzione si chiariscono i dettagli della scuola d’estate: l’adesione ai progetti della scuola di luglio e agosto sarà volontaria, sia nel caso degli alunni che dei docenti, così come anche Cristina Costarelli (Anp) ha sostenuto nella diretta di Tecnica della Scuola Live. L’autonomia delle istituzioni scolastiche assegna agli organi collegiali la responsabilità di individuare cosa fare e come farlo, nell’ambito degli ordinamenti generali dell’istruzione, in vista dell’obiettivo di “ricucire” il nesso fra gli apprendimenti e la propria esistenza, fra lo studio e ciò che è accaduto e continua ad accadere, si legge nella nota del MI.
“Il ponte formativo” verrà creato grazie a quelle attività che favoriranno la restituzione agli studenti di quello che più è mancato nell’anno della pandemia: lo studio di gruppo, il lavoro in comunità, le uscite sul territorio, l’educazione fisica e lo sport. In altri termini, attività laboratoriali utili al rinforzo e allo sviluppo degli apprendimenti, per classi o gruppi di pari livello. Il tutto nella logica della personalizzazione e in relazione alla valutazione degli apprendimenti desunte dal percorso nell’anno scolastico.
Recupero disciplinare o socializzazione? Sono entrambi obiettivi del progetto ministeriale e verranno perseguiti in modo trasversale in tutti i mesi estivi. Tuttavia il suggerimento ministeriale è che i mesi di giugno e settembre, in particolare, contemplino con attenzione l’obiettivo di consolidare in modo compensativo gli apprendimenti formali.
Le Istituzioni scolastiche, in ragione della valutazione dei percorsi formativi, potranno proporre iniziative di orientamento (ad esempio, nell’ambito delle STEAM); attività laboratoriali (ad es. musica d’insieme, sport, educazione alla cittadinanza e all’ambiente, utilizzo delle tecnologie); approfondimenti per la conoscenza del territorio e delle tradizioni delle realtà locali; l’incontro con “mondi esterni”, delle professioni o del terzo settore, promuovendo stili cooperativi degli studenti, soprattutto quelli più esposti al rischio dispersione. Il coinvolgimento degli stessi studenti nella progettazione ne favorirebbe la responsabilizzazione.
Il citato rapporto finale del 13 luglio 2020 del Comitato di esperti ha posto l’attenzione sulla funzione strategica dei “Patti educativi di comunità” quale modalità perché il territorio si renda sostenitore, d’intesa e in collaborazione con la scuola, della fruizione del capitale sociale espresso dal territorio medesimo, ad esempio negli ambiti della musica d’insieme, dell’arte e della creatività, dello sport, dell’educazione alla cittadinanza, della vita collettiva e dell’ambiente, delle tecnologie digitali e delle conoscenze computazionali, che divengono sempre più driver della
nuova socialità.
Le attività C.A.M.PU.S. (Computing, Arte, Musica, vita Pubblica, Sport), ad esempio, potrebbero costituire opportunità per riavvicinare il mondo della scuola ad attività particolarmente penalizzate durante la crisi pandemica. In ordine ai “Patti educativi di comunità”, si rammenta che per realizzarli, nell’anno scolastico 2020/2021 (ai sensi dell’articolo 32, comma 2, lettera b), del decreto-legge 14 agosto 2020, n.104), sono stati assegnati 10 milioni di euro alle scuole.
È importante che gli studenti siano accompagnati alla partenza del nuovo anno scolastico mediante contatti personali e riflessioni, incoraggiati e sostenuti per affrontare la prossima esperienza scolastica. Si possono a tale fine ipotizzare, ad esempio, attività laboratoriali o momenti di ascolto, anche avvalendosi di collaborazioni esterne per sportelli informativi tematici o di supporto psicologico.
È, inoltre, auspicabile affrontare tematiche legate al rinforzo disciplinare in un’ottica laboratoriale e di peer tutoring.
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