La “scuola media” (ma dal 2003 si chiama “secondaria di primo grado”) viene considerata spesso responsabile di molti dei problema dell’intero sistema. Da un lato non riesce sempre a raccordarsi con la primaria e dall’altro non è in grado di proporre un’efficace attività di orientamento.
Ne parliamo con Cristina Costarelli, dirigente del Liceo “Newton” di Roma e presidente dell’ANP Lazio.
Si parla con sempre maggiore frequenza di “scuola media” come dell’anello debole del nostro sistema scolastico. Lei è d’accordo?
Sono d’accordo. La scuola media attuale ha un’impostazione esattamente identica a quella della scuola secondaria superiore (sia come curricolo che come valutazione) ma con alunni che vivono una fase di sviluppo cognitivo non ancora maturo per la frammentazione dei saperi che caratterizza il curricolo della scuola media. L’approccio all’apprendimento, all’età di 11 anni dovrebbe essere ancora impostato per ambiti disciplinari, cosa impossibile con la rigida divisione delle discipline e con docenti che hanno una prevalente formazione disciplinaristica.
In un recente intervento sui social lei arriva a dire che la soluzione giusta per la scuola media sarebbe quella di eliminarla. E’ una provocazione?
Non è una provocazione, è un’idea che abbiamo in tanti nel mondo della scuola e di cui abbiamo ampi esempi nei sistemi scolastici esteri. Il primo ciclo dovrebbe essere svolto in un unico percorso fino ai 13/14 anni per passare ad una successiva scuola secondaria impostata in modo articolato e flessibile, con una base di curricolo fisso ed una parte di curricolo modulare a scelta degli studenti.
Venti anni fa Berlinguer tentò una riforma dei cicli, ma sappiamo come andò a finire. Lei pensa che ora i tempi siano maturi?
Rispetto a 20 anni fa sicuramente la spinta all’innovazione da un lato e la consapevolezza delle criticità della scuola media sono maggiori. È chiaro che una riforma in questo senso richiede prima un percorso di rimodulazione degli organici per non ledere i diritti di nessun docente: sarebbe necessaria lungimiranza e una stabilità politica che andasse oltre i possibili cambi di governo. Una modifica strutturale del sistema scolastico potrebbe avvenire solo con un periodo di preparazione di anni: i docenti della scuola media dovrebbero progressivamente entrare nei ruoli della scuola secondaria e i docenti della primaria prepararsi a continuare un percorso fino ai 13/14 anni d’età degli alunni. E magari superare finalmente l’ingiusta differenza di retribuzione tra docenti di primaria e secondaria.
Una seria riforma dei cicli renderebbe necessario anche adeguare la formazione di tutti i docenti, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado. Forse è una impresa un po’ troppo ardua. Come si potrebbe affrontarla?
Qualunque riforma ha il presupposto di una formazione dei docenti che dovrebbero sostenerla. Sulla formazione dei docenti il discorso sarebbe molto ampio: dovrebbe davvero diventare veramente strutturale ed obbligatoria con un chiaro inquadramento contrattuale, con un’ampia visione di sistema e con verifica della ricaduta sull’azione di insegnamento.