Propongo qui una mia riflessione che potrebbe risultare scomoda ed invisa agli occhi miopi dei benpensanti e dei farisei, adusi al più comodo riparo del conformismo e del perbenismo. Parto da una sorta di provocazione: il bullismo emotivo e psicologico attuato dagli insegnanti è un fenomeno assai diffuso, quanto lo è il bullismo tra gli adolescenti.
Tale premessa mi serve a chiarire quale sia il livello di degrado morale in cui si è oramai ridotta la scuola italiana. Mi vorrei soffermare su alcuni aspetti in base ai quali ho preso atto che il segmento più buio, cinico e detestabile dal punto di vista umano, è la scuola secondaria di 1° grado.
Si tratta di una valutazione soggettiva, relativa a vicende che non posso riferire, per non scatenare reazioni di sdegno ed irritazione in chi ha la coda di paglia chilometrica. Una collega di scuola secondaria mi ha confidato una serie di elementi preziosi e rivelatori, poiché hanno rafforzato i miei convincimenti maturati nel corso della mia carriera professionale.
Una buona percentuale degli insegnanti di questo ordine di scolarità (non so dire se in buona o in mala fede) tende ad ottenere risultati esattamente antitetici a quelli attesi o desiderati dalla loro funzione: il rigetto verso la scuola e lo studio, l’avversione per i libri e la cultura. Fatta eccezione per quei rarissimi e virtuosi esempi di colleghi provvisti di qualità empatiche. L’empatia è quella dote preziosa, direi indispensabile per chi si accinga ad intraprendere la difficile professione dell’insegnamento.
Questa riflessione non è inficiata da umori negativi, né da fattori emotivi, come si potrebbe insinuare piuttosto facilmente e molto malignamente. Io sono convinto che il segmento della scuola secondaria di primo grado sia una sorta di “buco nero” nella scuola del nostro Paese. Ricordo che, in un recente passato, sono assorti alla ribalta della cronaca episodi più o meno gravi e frequenti, di vero e proprio bullismo, se non di teppismo scolastico. Ricordo notizie di docenti aggrediti persino dagli studenti, o dai loro genitori. E vari episodi di bullismo tra gli adolescenti. Tuttavia, non si parla mai dei casi in cui il bullismo, di tipo psicologico, è esercitato dagli insegnanti. Piaccia o meno ai colleghi ed alle colleghe, è un dato di realtà. Ognuno di noi ha avuto un passato, forse turbolento ed irrequieto, relativo all’adolescenza, ha vissuto le crisi ed i turbamenti di tale stagione della vita. L’adolescenza è la fase esistenziale più difficile e più delicata, poiché è attraversata da inquietudini, ansie, sofferenze e disagi interiori, che sono amplificati da una consapevolezza non ancora matura. È un’età segnata da ribellioni e da gesti di disobbedienza, in cui si tende a contestare in modo istintivo, assoluto ed irrazionale, direi fisiologicamente, l’autorità incarnata dagli adulti, genitori e docenti. Lungi da me l’intenzione di giustificare in alcun modo quei ragazzi che aggrediscono i loro docenti.
Simili gesti sono solo da deprecare in modo netto e perentorio. Ma, nel contempo, sono da biasimare anche i docenti che si rendono artefici e colpevoli di atti di violenza psichica sistematica, azioni vili ed ingiustificate, nei confronti dei loro studenti. Mi riferisco ai soggetti più timidi, verso cui è facile “sfogare” le proprie frustrazioni.
Sono docenti con inclinazioni perfide e sadiche, proclivi ad infierire con un duro accanimento verso gli alunni più fragili e vulnerabili. Io stesso ho avuto la sventura di imbattermi in simili esemplari, specie nella secondaria di primo grado. Che piaccia o meno ai colleghi ed alle colleghe, è una realtà innegabile, che ho riscontrato personalmente.
Lucio Garofalo
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