Alle scuole di istruzione secondaria di I grado anche con un solo cinque in pagella si viene bocciati! A prescindere, peraltro, dalla disciplina in cui si è carenti. E francamente appare assurdo far perdere un anno a un ragazzino per delle lacune superabili, mettendone magari a rischio l’intero percorso formativo. In una scuola che dovrebbe puntare, soprattutto nel contesto dell’obbligo, all’inclusione piuttosto che alla selezione (don Milani, immagino, salterebbe su dalla sedia: …penso non avesse una vera cattedra!).
Lo hanno capito, prima di tutti, gli operatori della scuola, insegnanti e presidi, che per non bocciare in prima e seconda media o dover non ammettere agli esami di Stato del primo ciclo un altissimo numero di ragazzi (per la terza media il dato nazionale delle insufficienze in pagella negli scrutini intermedi era di oltre il 50%) saranno costretti (guai non prevalesse il buon senso) ad alzare a “sei” alcune eventuali insufficienze.
Ma attenzione, in pagella sarà un “sei rosso”, da comunicare alle famiglie degli alunni, alle quali verrà così segnalata la lacuna nel profitto del proprio figlio e la possibilità, all’inizio del nuovo anno scolastico, di una eventuale verifica, che comunque, è bene chiarirlo, non potrà in alcun modo incidere sulla promozione già decisa a giugno dal consiglio di classe.
Ma in ogni caso, come dovrebbero recuperare i debiti accumulati (l’ormai famoso “sei rosso”) gli alunni? Alle scuole medie, infatti, non sono previsti i “corsi di recupero” e le successive verifiche programmate per le superiori (a proposito, mi pare si rischi la stessa confusione dello scorso anno, visto che sulla programmazione estiva e il relativo finanziamento di tali corsi, per gli studenti degli istituti di istruzione secondaria di II grado, non si sa ancora nulla e siamo a una settimana dalla fine dell’anno scolastico, in pieno periodo scrutini: ma si sa, per la gioia degli operatori scolastici, degli alunni e delle famiglie, il Ministero ci ha abituati ad interventi in extremis, magari poi cambiandoli sul …suono della sirena!).
Ecco l’inquietudine di genitori allarmati dal rischio, se vogliono adempiere alle sollecitazioni della scuola (media) che promuove ma chiede attenzione per le carenze segnalate, di dover ricorrere a lezioni private, che potrebbero costare (secondo quanto riportato da alcuni giornali e paventato da associazioni di genitori) intorno a 250 euro in un mese (magari rinunciando alle vacanze estive).
E pur di non ritornare al “mercato delle “ripetizioni private” molti genitori e diversi presidi giudicano opportuno che per il futuro (se non cambiamo le regole) il Ministero istituisca e finanzi corsi estivi, organizzati dalle scuole, anche nel percorso di istruzione secondaria di I grado.
Peraltro, i continui aggiustamenti degli ultimi mesi in tema di valutazione, con provvedimenti talvolta poco chiari e persino contraddittori (ad esempio, per il voto di condotta il Ministero ha dovuto richiamare in una recente circolare criteri e modalità applicative di un decreto, il n. 5 del 16 gennaio scorso, che era stato abrogato dal regolamento sulla valutazione approvato dal Consiglio dei Ministri, ma che entrerà in vigore dal prossimo anno), hanno determinato dubbi e disagi per docenti e dirigenti e insofferenza negli alunni e nelle loro famiglie.
E che dire, a proposito del fatto che sia previsto che l’esito dell’esame conclusivo del primo ciclo di studi venga “illustrato da una certificazione analitica dei traguardi di competenza” nonché del “livello globale di maturazione raggiunto” (peraltro, il giudizio finale è espresso in decimi), ma non sia espressamente esplicitato un “peso” da attribuire al giudizio di idoneità/ammissione, come avviene per l’esame di Stato delle scuole superiori attraverso il “credito scolastico”?
E a proposito degli esami, la maggior parte degli alunni e dei genitori (forse anche qualche scuola?) non ha ben capito che valore dovranno avere nell’economia della valutazione finale le prove nazionali Invalsi (che si aggiungono a quattro scritti, con la prova della seconda lingua comunitaria accanto a italiano, matematica ed inglese, e al colloquio), che, come detto nella recente circolare ministeriale, concorrono nella determinazione del voto (anche se sarà ciascuna commissione a determinarne il “peso”). Ma a proposito delle prove Invalsi, va ricordato che le rilevazioni di questo istituto (dalle scuole elementari alle superiori) sul livello di apprendimento degli alunni sono sempre servite per valutare il sistema scuola, l’istituzione dunque, e non certo per assegnare un voto agli studenti (esistono già le relative prove d’esame): adesso la funzione dell’Invalsi cambia? Piuttosto che valutare l’efficienza del sistema sembra servire a giudicare gli allievi: mi sembra se ne snaturi il ruolo stesso.
E quindi gli alunni delle medie dovranno affrontare all’esame le “insidie” delle prove Invalsi, che psicologicamente incutono timore in ragazzini che quest’anno hanno già dovuto “metabolizzare” il ritorno alla valutazione con voti numerici – con il rischio di non ammissione a causa di un cinque! – e al voto di condotta (che se inferiore al “sei” comporta l’automatica bocciatura). Insomma, tanti cambiamenti in una volta e un bel po’ di adrenalina (troppa?) per dei ragazzini poco più che tredicenni, come scrivevamo già un paio di mesi fa in un articolo in cui ricordavamo una vecchia filastrocca di ambiente scolastico che recita così: “col cinque non si passa, col sei appena appena… “. Per dei ragazzini che affrontano per la prima volta un esame scolastico (quello di licenza elementare era già stato abolito quando loro frequentavano la quinta classe della scuola primaria), sempre che non siano “fermati” da un “cinque” agli scrutini di ammissione!!