Nel mese di dicembre ricorre un anniversario importante: 60 anni fa veniva approvata la legge 1859 che istituiva la “scuola media unica”.
Il provvedimento venne votato in via definitiva dalla Camera il 21 dicembre, mentre la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale avvenne proprio l’ultimo giorno dell’anno.
Ma perché quella legge è considerata così importante per l’evoluzione del nostro sistema scolastico?
Intanto dobbiamo ricordare che agli inizi degli anni ’50 al termine della scuola elementare i piccoli alunni di 10-11 anni si trovavano di fronte a due alternative: la scuola media o le scuole di avviamento (nella aree periferiche funzionava anche il cosiddetto ciclo postelementare di tre anni affidato ad un maestro).
Solo con la scuola media, alla quale si accedeva dopo un esame di ammissione, si poteva poi proseguire negli studi con la prospettiva di poter poi iscriversi all’Università.
In realtà, però, di riforma della scuola media si era iniziato a parlare già dal 1945, immediatamente dopo la fine della guerra.
E già allora emersero subito le questioni che furono poi oggetto di dibattito (e anche di scontro politico) negli anni successivi.
Il punto di contrasto fu quello dell’insegnamento del latino: per i cattolici il latino doveva rimanere nei programmi, mentre per il fronte laico sarebbe stato opportuno cancellarlo per evitare che diventasse strumento di selezione nei confronti dei ragazzi delle classi sociali più modeste.
Nel 1959 la DC presentò un disegno di legge per eliminare le scuole di avviamento e per istituire un percorso unico, ma restava il nodo del latino: i 1961 e il 1962 furono i due anni della “battaglia del latino” (così i giornali dell’epoca definirono lo scontro politico e culturale che si andava sviluppando).
Alla fine vince la linea del dialogo di Aldo Moro e la legge viene approvata pochi giorni prima di Natale con i voti della DC e dei socialisti ma con quelli contrari della opposizione di sinistra (Partito Comunista) e di destra (Movimento sociale e Partito di unità monarchica)
Il latino rimane, ma solo come materia facoltativa in modo da consentire a chi voglia poi iscriversi ad un liceo di possedere almeno i rudimenti della lingua di Cesare e Cicerone.
Nell’intervista a Luigi Saragnese, autore di un importante volume sulla storia della scuola italiana, ricostruiamo le complesse vicende legate ad un evento che ha cambiato il nostro sistema scolastico.
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