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Scuola media vs scuola superiore

Il distacco è forte, evidente, innegabile (nonostante tutto). Se nel tempo la scuola è assai cambiata (e non in meglio), chi, per ora, ha ‘subito’ maggiormente tale trasformazione è stata, per svariati motivi ‘sociali’, la scuola media.
Certo anche le superiori, nel bene e nel male, non sono più quelle di una volta, ma, al momento, sembrano aver conservato vari aspetti e caratteristiche (positive) del passato (perdendone però molte altre altrettanto valide). Se questa è la situazione, se il divario, la distanza, lo iato tra medie è superiori e ampio e può costituire per molti ragazzi, dopo le medie, un ‘salto nel buio’, un trauma, uno shock da cui è difficile riprendersi (nonostante abbiano tutto un quadrimestre per ‘ambientarsi’), se esiste questo problema il modo peggiore per affrontarlo è quello della critica reciproca tra docenti delle medie e docenti delle superiori (come invero spesso accade). Svalorizzare il lavoro
dei colleghi delle medie o criticare l’insensibilità e la mancanza di comprensione e di pedagogia dei docenti delle superiori non porta a nulla di risolutivo anzi, alla fine, va a detrimento dei ragazzi. Sarebbe opportuno provare (non è la prima volta che lo si auspica) un incontro (o più incontri) chiarificatore e un confronto costruttivo (è veramente possibile?) tra medie e superiori per stabilire, senza prevaricazioni da una o dall’altra parte, quali competenze minime e essenziali (‘senza ma e senza se’) devono possedere i ragazzi, una volta licenziati dalla medie (e per essere licenziati dalla medie) e quali approcci didattici devono, almeno inizialmente, utilizzare i docenti delle superiori per far sentire tutti i giovani del primo anno a loro agio o, comunque, per evitargli eccessivi stress, disorientamento e confusione
Si eviterebbe, secondo alcuni, di ‘creare’ studenti sovrastimati, sopravvalutati, inconsapevoli delle loro lacune o, addirittura, degli ‘analfabeti’ funzionali e, secondo altri, si darebbe ai ragazzi la possibilità di cominciare con serietà, concentrazione, attenzione, umiltà e fiducia il percorso formativo scelto. Si arriverebbe così ad una continuità edificante tra medie e superiori, senza pericolose discontinuità o cadute in inestricabili e deludenti labirinti o in insuperabili paludi scolastiche.
Basterebbe allora solo parlarsi, aprirsi, spiegarsi per risolvere il problema? Non saprei. E tutto queste figure di tutor e di orientamento attualmente in funzione che ruolo effettivo svolgono? Tutti i saloni dell’orientamento e le teoriche attività di collegamento tra medie e superiori non producono alcun effetto positivo? Non ho certo le capacità e le conoscenze per suggerire altre strategie più valide.
Mi limiterò quindi a tre ipotesi di risposta al problema.
Tornare ad una scuola media all’ “antica”, rigorosa e selezionatrice? Ormai è impossibile, nonostante gli ultimi tentativi del Ministero dell’Istruzione (e del merito) di rinnovare le scuole medie riprendendo qualche ‘valore’ del passato.
‘Allungare’ le medie a cinque anni? Molti lo pensano ritenendo che a quindici anni si è ancora troppo giovani per scegliere. Potrebbe essere una soluzione ma, considerando la ‘realtà’ della media attuale (spesso solo un ‘centro giovanile’), si rischierebbe di prolungare e ampliare una preparazione superficiale ed epidermica (o, in molti casi, una completa impreparazione).
Rendere più ‘morbide’ e facili le superiori? In realtà questo è già stato fatto (e non tanto per motivi didattici, ma per ‘altro’) e si continua a fare, tranquillamente, con non pochi ‘escamotage’. Sì, le superiori sono già state abbastanza facilitate (vogliamo parlare dei vari ‘piani personalizzati, veri scudi scolastici?), eviterei di continuare questa linea discendente, finirebbe per mortificare sensibilmente la scuola, mettendo in difficoltà anche le Università (già più volte i Cattedratici universitari hanno ‘bacchettato’ i docenti delle scuole).
Paradossalmente l’azione migliore da attuare (ma sono certo che non sarà così) sarebbe quella di non fare nulla e lasciare le cose in questo ‘povero’ ma dignitoso equilibrio. Non è escluso infatti che ogni sfioramento danneggerebbe ancor di più la macchina scolastica. In verità non è male che i ragazzi, usciti dalle medie, si trovino, all’inizio, in un ambiente nuovo e misterioso, tutto da scoprire, conoscere e ‘conquistare’, non è male che incontrino altri e più difficili ostacoli da superare, conoscano il gusto amaro della sconfitta e il profumo gioioso della vittoria, ottenuta, alla fine, dopo grandi fatiche, sforzi, sacrifici e ‘sofferenze’ (scolastiche).
Non bisogna neanche preoccuparsi se, ad un certo momento, alcuni capiscono di aver sbagliato strada e decidono di cambiarla e non è disonorevole essere bocciati se si riesce a elaborare la ‘debacle’ subita e a trarne validi insegnamenti per poi, più maturi e responsabili, conquistare l’anno successivo l’agognata promozione. Ognuno hai i suoi tempi di crescita e tutti sicuramente hanno il tempo (da non sprecare) per capire alla fine, magari dopo alcuni tentativi non riusciti, quale sia la loro giusta strada.
L’importante (fondamentale) è che si diano loro le ‘istruzioni’ giuste per ‘cadere’ (qualora avvenisse) senza rompersi le gambe e i ‘consigli’ esatti ed efficaci per trovare dentro di sé la forza di rialzarsi (di non mollare) e, con serenità e maggior fiducia in se stessi, proseguire con passo lesto e sicuro il cammino. Medie e Superiori. Troppa distanza? Il problema forse esiste ma non è, a mio avviso, così drammatico. Potrei quasi spingermi a dire che è naturale. O no!

Andrea Ceriani

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