Come nelle peggiori tradizioni delle contrattazioni per il rinnovo dei Contratti collettivi nazionali per la scuola, anche il prossimo CCNL 2019-2021 sarà giocato in “zona cesarini”. Nel prossimo autunno infatti, tra i tanti problemi che i dirigenti, e si coglie l’occasione per augurare ai 396 neodirigenti buon lavoro, i docenti dovranno affrontare: green pass, didattica digitale integrata, formazione per l’inclusione e l’educazione civica, si inserirà anche la necessità del rinnovo del contratto di lavoro della categoria che scadrà il 31 dicembre del 2021.
La negoziazione nazionale per un serio contratto di lavoro di una categoria così ampia e diversificata necessita di tempi distesi, di coinvolgimento della categoria già nella fase di confronto e, invece la mancanza di tempo costringerà a chiudere sulla parte economica e a lasciare aperti i tanti problemi che le comunità scolastiche dovrebbero risolvere senza riferimenti normativi e contrattuali precisi.
Anche con il contratto 2016-2018 mancò il tempo per decidere come inquadrare tra le attività di servizio o funzionali (40 + 40) le ore della formazione resa “obbligatoria, strutturale e permanente” dalla legge 107del 2015 e lasciando alle scuole la responsabilità di decidere.
Il primo incontro tra ARAN e Organizzazioni sindacali di categoria per la presentazione della piattaforma contrattuale ha fatto già capire che l’argomento topico da affrontare sarà la configurazione giuridica e contrattuale dei tantissimi docenti che costituiscono, all’interno delle scuole, il middle management: docenti collaboratori del dirigente, componenti lo staff del capo d’istituto, i responsabili di plesso, team per l’innovazione e animatori digitali, docenti referenti per la formazione, coordinatori di classe e di dipartimenti, docenti referenti contro il cyberbullismo, referenti covid a cui è doveroso un ringraziamento ed un riconoscimento per il brillante lavoro svolto in questi due anni scolastici.
Sia nell’atto di indirizzo del 4 gennaio del precedente Ministro sia nelle linee programmatiche dell’attuale Ministro si ritiene doveroso riconoscere contrattualmente il lavoro svolto da questi professionisti che mettono a disposizione il loro tempo, la loro passione, la loro capacità relazionale e organizzativa a favore dell’organizzazione in cui operano.
Le Organizzazioni sindacali all’unanimità hanno subito respinto tale proposta con le modalità già riferite in questa rivista e queste reazioni confermano come da anni le Organizzazioni Sindacali della scuola rappresentano un “freno a mano” per il “motore scuola” accecate da un egualitarismoche fa torto alla pluralità della professione docente. Lo hanno dimostrato con l’ultimo contratto 2016-2018 quando hanno sottratto il 30% dei 200 milioni destinato alla valorizzazione dei docenti per spalmarlo su tutte le categorie della scuola. Lo hanno dimostrato facendo saltare, per loro convenienza gestionale, il ruolo degli ambiti territoriali sub-provinciali che permettevano agli insegnanti più motivati di poter scegliere le scuole più funzionali alla loro professionalità e competenza.
Lo hanno dimostrato con il ridimensionamento, nell’ultimo contratto integrativo nazionale sulla formazione, delle reti di scopo che erano diventate catalizzatori di buone esperienze formative per consentire ai lavoratori della conoscenza di stare al passo con le tematiche dell’innovazione necessarie nelle nuove frontiere della formazione: il lifelonglearning, apprendimento per tutta la vita e il lifewide learning apprendimento in ogni dove.
Le organizzazioni sindacali come le organizzazioni politiche da anni hanno rinunciato al loro ruolo di guida e di accompagnamento delle categorie e dei cittadini verso mete ambizione e verso “utopie” e sono diventate “poteri deboli” che inseguono interessi autoreferenziali a scapito della partecipazione dei cittadini, dei lavoratori della conoscenza.
Nel nuovo millennio è opportuno che proprio dalla scuola, anche per onorare la nuova frontiera dell’educazione civica prevista dalla legge 92 del 2019 che si rinunci alla pratica della delega ai “poteri deboli” del proprio destino e si riappropri del proprio “potere forte” della partecipazione, della cittadinanza.
Saremmo un bell’esempio per questa Italia che primeggia nello sport, nel calcio, nella canzone, nel tennis se anche la scuola si mettesse a gareggiare con tutto l’impegno, la passione e la professionalità di tanti professionisti che non si fermano e non si scoraggiano, nonostante tutto. E con questo augurio si inviano i saluti per un felice ferragosto, ma soprattutto per un nuovo anno scolastico che veda i docenti italiani protagonisti.
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