Puntuale è arrivata la seconda ondata del Covid Sars 19.
Che non ce ne saremmo liberati facilmente, a parte l’opinione di qualche frescone e ingenuo, era prevedibile e, la maggior parte degli italiani, si era disciplinata a conviverci tra obblighi e raccomandazioni. La parentesi delle vacanze estive, con momenti di oblio e spensieratezza da parte dei giovani soprattutto, ma anche di famiglie ” imprigionate” per alcuni mesi, desiderose di fingere un ritorno alla normalità, ha dato un assaggio dell’infida apparente quiescenza del virus. Se in questa fase si sia sottovalutato il rischio, trova delle responsabilità indubbiamente nei comportamenti individuali, ma anche in un eccesso di fiducia da parte delle istituzioni sulla capacità di autoregolamento della gente.
Ciò detto, senza volere essere saccente, né avere doti di divinazione, ad agosto, da docente, mi ero posta alcune domande sulla riapertura delle scuole, sulle condizioni di sicurezza in cui sarebbe avvenuta secondo le buone intenzioni del governo, della ministra Azzolina e di quanti avevano lavorato per garantirla. La mia sommessa riflessione, elencava gli scogli in cui, probabilmente, si sarebbe arenato il sogno di riprendere le attività didattiche in presenza.
Quale vogliamo enumerare per primo? Il problema della mancanza degli insegnanti. curricolari e di sostegno, non ancora tutti nominati? Oppure la difficoltà di fare lezione in tante aule in cui mancano ancora i banchi monoposto? E gli assembramenti degli alunni all’entrata o all’uscita degli istituti. O ancora, gli autobus in cui dietro si è stipati come sardine? Vogliamo inoltre dire che ci sono scuole in cui si fa solo Dad, per l’impossibilità di attuare i protocolli prescritti?
Il sistema, da subito, ha mostrato le sue falle, i suoi punti di debolezza, le sue vulnerabilità. La Scuola, dice il premier Conte, è un asset fondamentale per il paese. Meno male! E che essa sia determinante per milioni di italiani, sta emergendo con chiarezza. Ignorati per anni gli appelli, le grida di dolore degli insegnanti- i soldati in prima linea- dei sindacati.
Il passato è alle spalle e gli errori commessi sono costi che si pagano al presente. Così per la vita in genere. Perché ciò che è stato fatto alla Scuola dovrebbe sfuggire a questa ” legge di natura”?
Nell’evidenziare, me ne scuso, la scoperta dell’acqua calda, intendo attenuare parzialmente le responsabilità del governo Conte e della ministra Azzolina, alle prese con una montagna di problemi accumulatisi in anni di accanimento contro il sistema istruzione, dalle materne alle università. Attenuare, ma non scagionare chi aveva il compito e il dovere di sapere e prevenire con una rigorosa pianificazione, i nodi venuti al pettine a neanche un mese dall’apertura delle scuole di ogni ordine e grado.
L’aumento, ormai esponenziale dei contagi, checché ne dicano gli esperti, tranne le voci fuori dal coro, ha una stretta correlazione con lo spostamento di massa di oltre otto milioni di persone ogni mattina. Molti ragazzi sono asintomatici e portano disinvoltamente a spasso il covid. Semplicemente uscendo, entrando salendo sia che si servano dei mezzi di trasporto, sia che viaggino in auto con i genitori, sia che facciano, i più fortunati, il tratto a piedi da casa alla scuola. È un’affermazione azzardata? Per togliersi il dubbio, basterebbe fare una capillare campagna di screening tra la popolazione studentesca. Perché non la si attua? Forse perché verrebbero fuori i dati che smentirebbero le rassicurazioni di chi, a fronte del panico dei numeri dei contagiati, solo oggi cerca di correre ai ripari sul tallone di Achille dei trasporti, chiamando a raccolta i privati e donando alle Regioni più soldi?
Chiudo dicendo, che vista la situazione, la sua evoluzione, i provvedimenti ultimi per gli orari di entrata delle superiori, il ricorso eventuale ai turni pomeridiani, alla Ddi (già in atto per recuperare le ore decurtate) non sono sufficienti per non dichiarare che il governo sulla scuola ha fallito.
Se poi, pur di non ammettere che la nave fa acqua da tutte le parti, non riconoscere gli errori che mettono in discussione tutto l’esecutivo e la gestione della seconda ondata del virus (la prima condotta meglio indubbiamente), ci si ostina a negare l’evidenza, siamo davanti a una tristissima menzogna. E quando di mezzo ci sono le vite di milioni di persone, non si può, non si deve.
Da cittadina e insegnante, rivolgo un pensiero affettuoso a tutti i miei colleghi, davvero straordinari, ai dirigenti, agli alunni, alle famiglie. Bisogna armarsi di coraggio per superare questa terribile prova. Saranno anni difficili per la formazione dei nostri giovani. Insegnare, apprendere in queste condizioni, è una menomazione.
Noi, gli adulti, non nascondiamoci dietro a un dito e, per quanto ci è possibile, non facciamo mancare ai nostri “piccoli”, il nostro sostegno, la nostra attenzione, la nostra cura.
Enza Sirianni