Al Governo servono 10 miliardi di euro. Ma la scuola non si tocca. Il comparto dell’istruzione pubblica rimane escluso: assieme al sociale e agli investimenti per l’innovazione, rimane un settore prioritario. Che, almeno nelle intenzioni, andrebbe incentivato. Quindi di tagli non se ne parla.
A meno che lo scenario cambi. Rendendo necessari sacrifici a tutti i settori. Tra qualche giorno, alla ripresa dopo la breve pausa estiva, il Consiglio dei ministri si ritroverà a sbrogliare più di una ‘matassa’: rivedere l’Imu sulla prima casa (tutta 4 miliardi o 2 per la sola prima rata); evitare l’aumento dell’Iva (1 miliardo circa); fermare l’aumento della Tares (costerebbe 2 miliardi), mettere la parola fine al problema dei 150mila precari degli altri comparti della pubblica amministrazione (stabilizzarli costerebbe 100 milioni); rifinanziare gli ammortizzatori sociali (servirebbero 3 miliardi per il 2014). E resta sempre da risolvere il nodo degli esodati (rimasti senza pensione e senza lavoro).
In tutto servono più di 10 miliardi: sul tavolo del Consiglio dei ministri potrebbe spuntare un ‘dossier’, all’interno dei quali stabilire priorità e timing. Con i ministri D’Alia e Carrozza che, a quel punto, sarebbero costretti a giocare in “difesa”: puntando i piedi sui tagli. E rimandando, anche stavolta, i provvedimenti tanto attesi a favore del settore scolastico. Al momento, quindi, come già preannunciato su questa testata giornalistica, si fa largo l’ipotesi di un decreto per la scuola a “costo zero”: della bozza iniziale del decreto redatto dalla Funzione pubblica, da presentare in CdM forse già il prossimo 23 agosto, rimarrebbe ben poco (potrebbe passare la trasformazione di 27mila posti di sostegno da organico di fatto a di diritto). Il Governo in questo momento non sarebbe proprio in grado di trovare quasi mezzo miliardo di euro necessari. Con la corsia preferenziale per i precari (anche per la altre pubbliche amministrazioni), le soluzioni per inidonei e Quota96, come per tutti i provvedimenti sostenuti da una copertura finanziaria, ancora una volta rimandati a tempi migliori.