Sul tema “Al cuore della democrazia” si sta concludendo a Trieste la 50° settimana sociale dei cattolici. La città di Trieste, non città di confine, ma luogo di dialogo, di incontro, di amicizia tra i popoli, è diventata dal 3 al 7 luglio, una grande agorà, dove la presenza di tanti giovani e adulti nelle 18 “piazze tematiche”, nei 110 “villaggi delle buone pratiche” nei “laboratori della partecipazione” , attivati in città, ha acceso tanti fari luminosi di servizi, progetti e proposte operative di attiva partecipazione e di concreto impegno civico.
E’ emerso che le democrazie hanno bisogno di manutenzione ed è necessario saper leggere la giustizia sociale per recuperare il senso e il valore della partecipazione alla costruzione del bene comune
Affrontare il tema della partecipazione giovanile alla vita della scuola e della società, significa parlare di cittadinanza attiva, di partecipazione alla vita democratica, come stabilisce la Costituzione all’art. 118: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.
Ma come si possono coinvolgere i ragazzi in maniera libera e responsabile?
E’ necessario recuperare gli analfabeti della democrazia, ha detto il presidente Mattarella nell’intervento di apertura, definendo la Democrazia un “camminare insieme” sollecitando tutti a mettere in azione esempi e progetti concreti di positiva ricerca del bene comune.
Educare i bambini, i ragazzi, i giovani alla partecipazione e renderli protagonisti attivi della ricerca del bene comune, è compito della scuola ed il progetto didattico del “Consiglio Comunale dei Ragazzi”, attivo da 35 anni in centinaia di scuole e Comuni d’Italia, ha offerto a tanti studenti l’opportunità di praticare la palestra di democrazia, agire nel laboratorio della cittadinanza attiva; diventare attori protagonisti nella “scuola, piccola città” , attivando le elezioni del Sindaco degli assessori, dei consiglieri, elaborando programmi e progetti realizzati per la “crescita sociale e civile della comunità scolastica e cittadina”, come recita la formula di Giuramento che i ragazzi formulano un maniera solenne.
Ricostruire l’identità di scuola quale luogo di incontro e di confronto, di crescita e di formazione, ma soprattutto spazio privilegiato di relazioni autentiche, attraverso cui recuperare la fiducia ed un clima sereno in cui poter innescare percorsi di apprendimento mirati e oggi quanto mai necessario e indispensabile
Sono molti i docenti che dimostrano sensibilità e impegno nella cura dell’innovazione, della persona e delle relazioni, dell’ascolto attento ai bisogni degli studenti e per loro è stata elaborata la proposta di diventare “Ambasciatori dell’Educazione Civica”.
Il primo nucleo è di 20 ambasciatori che si sono distinti per l’impegno di mettere in azione originali progetti educativi di Cittadinanza attiva.
L’attestato di “Ambasciatore” è stato consegnato presso il Castello Ursino di Catania, dove nel 1957 si era celebrato il XXXVI convegno UCIIM sul tema: “Il problema dell’Educazione dei giovani alle virtù civiche e alla democrazia” (gli atti di quel convegno sono stati ripresi nel DPR 585 del 13 giugno 1958 con il quale, a dieci anni dall’entrata in vigore della Costituzione Italiana, è stato introdotto nella scuola italiana l’insegnamento dell’Educazione Civica; decreto che porta la firma del Ministro dell’Istruzione Aldo Moro).
Le molteplici collaborazioni che le scuole attivano con associazioni sportive, musicali, culturali e con gli istituti superiori, per favorire percorsi di orientamento, di sostegno allo studio, motivazionali ed in generale un ampliamento della propria offerta formativa, sono segno di vitalità e di efficienza dei servizi offerti a studenti e genitori anche attraverso la cooperazione con il Terzo Settore.
L’esemplarità di alcuni modelli, attraverso una “imparare vedendo fare” stimola gli studenti a divenire abili atleti nella scuola “palestra di partecipazione” e in un dinamico learning by doing, realizzare progetti e azioni che contribuiscono alla costruzione del bene comune.
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