Dopo avere espresso, il 2 ottobre, “sgomento di fronte questo vespaio mediatico” derivante dalle sue dichiarazioni a favore di una scuola laica e priva di simboli religiosi in classe, il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti parla delle scuole paritarie. E lo fa esaltando il loro ruolo, che, soprattutto nella scuola d’infanzia e primaria, si sostituisce in alta percentuale alle strutture statali.
“La scuola paritaria svolge un ruolo importante – ha detto il ministro dell’Istruzione a Radio Capital -: è una risorsa per il Paese”, anche se poi ha specificato che la sua azione va adottata “nei limiti della Costituzione”.
Il titolare del Miur ha anche detto che è “un valore favorire il dialogo a qualunque livello. In questi giorni, abbiamo deciso di rinominare le sale del ministero con i nomi dei grandi pedagogisti italiani: da don Giovanni bosco a don Lorenzo Milani e molte altre figure del mondo cattolico o laico”.
Intanto, però, proprio dalle associazioni delle scuole paritarie arrivano lamentele per le penalizzazioni subite dai docenti che insegnano in quegli istituti, anche all’interno dell’accordo raggiunto tra Miur e sindacati sulla stabilizzazione dei precari e l’attivazione dei Pas.
Secondo Virginia Kaladich, Presidente FIDAE, Marco Masi, Presidente CdO Opere Educative, Pietro Mellano – Presidente CNOS Scuola, Marilisa Miotti Presidente CIOFS scuola e Giovanni Sanfilippo, delegato per le Relazioni Istituzionali FAES, la “nuova intesa tra il Miur e le organizzazioni sindacali della scuola in materia di reclutamento e abilitazione del personale docente”, a differenza “di quanto previsto nell’analoga intesa stipulata l’11 giugno scorso, esclude i docenti precari che insegnano nelle paritarie dalla partecipazione alle procedure riservate di abilitazione”.
Anche se sull’organizzazione dei Pas si dovranno attivare dei tavoli tecnici e quindi il quadro dei requisiti di accesso ancora non è definito, i rappresentanti delle associazioni delle paritarie già parlano di “una esclusione particolarmente grave, dato che l’esigenza è stata esplicitamente posta più volte e non se ne comprendono le ragioni”.
Quindi ricordano che “poichè il sistema ordinario (“concorso pubblico” con valore anche abilitante previsto dalla legge 145/2018) non viene avviato, perché le organizzazioni sindacali vogliono che parta prima la procedura riservata ai precari”, chiedono quindi “che a tale procedura possano partecipare anche i docenti non abilitati che insegnano nelle paritarie”.
Ricordano anche che “negli ultimi 10 anni infatti di tutte le riforme approvate in materia (Tfa, Fit, concorsi abilitanti…) sono state applicate solo le fasi transitorie riservate ai precari. Nessuna riforma organica ha mai visto la luce. La norma vigente (legge 62/2000) obbliga le scuole paritarie ad utilizzare docenti abilitati, ma lo Stato, cui spetta il dovere/diritto di abilitare i docenti, non avvia i percorsi che possano permettere ai giovani laureati di conseguire l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria”.
Chiedono, quindi, “che il Miur attivi al più presto i percorsi abilitanti ordinari e che Governo e Parlamento, nell’approvare le regole dei percorsi riservati (visto che occorre un Decreto Legge e che per la Costituzione lo stesso deve essere approvato dal Consiglio dei Ministri e convertito dal Parlamento), prevedano l’accesso alle medesime anche ai docenti che lavorano nelle 2.200 scuole secondarie paritarie”.
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