La deputata Valentina Aprea (Fi) interviene alla Camera, in replica al ministro dell’istruzione Bianchi che ha riferito sulle linee programmatiche del proprio dicastero.
“Occorrono riforme che siano tese a superare le inerzie esistenti facendo prevalere l’onestà e il gusto per il futuro, come ha affermato il Presidente del Consiglio Draghi.” Così ha aperto il suo intervento, la deputata di Forza Italia.
“Occorre operare una trasformazione del sistema istruzione. D’accordo sul piano 0-6 per rendere disponibili su tutto il territorio nazionale i servizi per l’infanzia, secondo un’unità metodologica e pedagogica, ma sul fronte del tempo pieno ci saremmo aspettati un cambio di passo, senza riproporre inerzie istituzionali del passato che hanno mostrato la loro inefficacia.”
E spiega: “Il sud, ma anche altre realtà del Paese, hanno diritto a un tempo dell’istruzione disteso ma con formule inedite di organizzazione della didattica e degli ambienti scolastici e con infrastrutture e strutture tecnologiche degne del nuovo millennio. Il tempo pieno che conosciamo invece è nato nel 1971, in piena epoca fordista. Esso è stato allora un movimento pedagogico innovativo ma ha mantenuto una rigidità organizzativa (2 insegnanti per classe) superata dall’autonomia delle scuole e dalle modalità innovative del team teaching”.
“Quindi, guardando al futuro – afferma la deputata – dobbiamo ripensare la scuola primaria attraverso la costruzione di mille campus, suggeriti anche dalla normativa sulla scuola estiva, dove i luoghi e i mezzi degli apprendimenti formali si intreccino con quelli informali e occasionali, e si assuma a sistema la flessibilità dei laboratori di recupero e sviluppo e si valorizzino diverse tipologie di servizio della funzione docente che vadano oltre l’uniformità a cui siamo abituati”.
“Gli arredi non siano centrati sulla rigidità delle attuali classi, ma quando la finiremo di parlare di classi?” si infervora, Valentina Aprea. “Pensiamo alla flessibilità di piccoli gruppi di lavoro, lezioni interattive, spazi esterni alla scuola che non costringano i bambini a rimanere nella stessa classe mattina e pomeriggio”.
“Passando al secondo ciclo – continua la Aprea – il piano prevede la meritoria sperimentazione di licei e tecnici quadriennali, ma non indica se entro il 2026 si intende portare a regime questa modifica”.
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