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Scuola secondaria di 1° grado. Ricci (Invalsi): la media non è buco nero

La scuola secondaria di primo grado, comunemente detta scuola media, arretra negli apprendimenti dopo due anni di pandemia ma non al punto da essere considerata un buco nero o l’anello debole della catena scolastica. Ad affermarlo, Roberto Ricci, responsabile nazionale delle prove Invalsi, in occasione dell’evento di presentazione alla stampa dei dati Invalsi 2021.

La perdita degli apprendimenti

Rispetto al 2019 i risultati del 2021 di Italiano e Matematica sono più bassi, mentre quelli di Inglese (sia listening sia reading) sono stabili.
A livello nazionale gli studenti che non raggiungo risultati adeguati, ossia
non in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali sono:

  • Italiano: 39% (+5 punti percentuali rispetto sia al 2018 sia al 2019)
  • Matematica: 45% (+5 punti percentuali rispetto al 2018 e +6 punti percentuali rispetto al 2019)
  • Inglese-reading (A2): 24% (-2 punti percentuali rispetto al 2018 e +2 punti percentuali rispetto al 2019)
  • Inglese-listening (A2): 41% (-3 punti percentuali rispetto al 2018 e +1 punto percentuale rispetto al 2019)

La dispersione implicita

Come interpretare questi dati? Come il segno dell’effetto pandemia. In italiano e in matematica, sono aumentati di 5 punti (rispetto alla scuola della pre-pandemia) i ragazzini che non raggiungono alla fine dell’esame di terza media livelli adeguati di competenze.

Un debito formativo che continuerà ad aumentare nel grado di scuola successivo, la scuola secondaria di secondo grado, fa notare Annamaria Ajello, Presidentessa dell’Invalsi, che parla di effetto cumulativo.

L’Invalsi parla di dispersione implicita, in riferimento a questi soggetti che, seppure promossi, non raggiungono competenze adeguate. Un fenomeno che va a intrecciarsi anche con lo svantaggio socio-culturale. La sigla di riferimento: ESCS, che sta a indicare lo status socio-economico degli studenti.

In tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano, infatti, tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più
sfavorevoli
, avverte la sintesi del rapporto Invalsi. Torna dunque sotto i riflettori la questione della povertà educativa già rilevata anche da Save the children e che ha rappresentato il focus del G20-Istruzione di Catania, cui ha partecipato anche la nostra testata.

La questione meridionale

Non ultima la questione meridionale. In alcune regioni del Mezzogiorno (in particolare Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) – rileva la ricerca – si riscontra un maggior numero di allievi con livelli di risultato molto bassi, che raggiunge il 50% e oltre della popolazione scolastica in Italiano, il 60% in Matematica, il 30-40% in Inglese-reading e il 55-60% in Inglese-listening.

Carla Virzì

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