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Scuola senza età

E’ proprio vero che la scuola è senza età. In questi giorni abbiamo letto la notizia di un’insegnante di 69 anni, Bernarda Di Miceli, la quale compirà settant’anni l’anno prossimo nel giorno di San Valentino.

Dopo un lunghissima attesa, l’insegnante ha potuto finalmente firmare il contratto a tempo indeterminato come docente di scuola primaria all’Istituto Pio La Torre di Palermo.
Secondo legge, la pensione scatta a 66 anni e 7 mesi, ma è possibile chiedere il trattenimento in servizio se non è stata raggiunta la soglia contributiva dei 20 anni per accedere alle pensione di vecchiaia. In questo caso è possibile restare in servizio fino a 70 anni e 7 mesi se questo contribuisce a far raggiungere il requisito contributivo.

Secondo il commento dei sindacati è stata una fortuna per la maestra Di Miceli ottenere l’incarico, considerando che alla Sicilia sono toccate appena il cinque per cento delle oltre 51 mila immissioni in ruolo e precisamente 2.502 assunzioni su 51.774 assunzioni a livello nazionale.

Alla “nonnina” della scuola si contrappone il “docente ragazzino” che a 22 anni vince il concorso a cattedra, bandito l’anno scorso in Campania ed il giovane Aldo Motta, originario di Bracigliano, in provincia di Salerno, diplomato in clarinetto al Conservatorio di Avellino, il prossimo anno insegnerà strumento musicale presso l’Istituto Galizia di Nocera Inferiore.

Ecco quindi l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, il dinamico avvio di carriera e la nomina dell’operaio della vigna , secondo il racconto evangelico, chiamato prima del tramonto e…. alla fine percepirà la ricompensa pari all’operario della prima ora.

Sono queste piccole e modeste considerazioni che prendono atto che nella società di oggi permane un forte attaccamento alla scuola, eccellente ammortizzatore sociale, e al lavoro scolastico, pur nella consapevolezza di una ricompensa non certamente gratificante e adeguata agli impegni lavorativi e alle gravi responsabilità cui si va incontro.

I docenti di sostegno ad esempio, garantiscono un’azione integrativa unica al mondo; il docente di strumento musicale è all’avanguardia sia dal punto di vista qualitativo, con un rapporto diretto discente –alunno, che quantitativo, registrando un monte ore di lezione che è il più alto in Europa.

 

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Eppure gli insegnanti italiani sono i meno pagati rispetto ai docenti degli altri Paesi europei.
Alla vigilia del rinnovo del contratto, si mettano da parte gli schieramenti ideologici e pretestuosi come ha dichiarato Pino Turi, segretario nazionale dell’UIL scuola, che hanno determinato la riduzione del numero dei docenti, che sono troppi e “siccome rifiutano la valutazione, sono malpagati”.
Gli zuccherini concessi, gli ottanta euro annunciati, il bonus e la carta docenti, sono stati tutti tentativi che hanno prodotto scarso profitto alla qualità di una scuola che cresce ed ha il compito di rispondere ai bisogni dell’utenza.
Resta di fatto che ancora i politici e i Governi, scrivono la parola scuola senza la “c” e quindi, leggendo “suola” la calpestano, la sporcano e la maltrattano.

Giuseppe  Adernò

 

Giuseppe Adernò

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