Il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli ha partecipato ad una puntata del programma di approfondimento di Rai2 Tg2 Post. Qui ha avuto modo di discutere in merito alla riforma del voto in condotta di Valditara, ai voti a scuola e agli psicologi in ogni istituto.
Giannelli è entusiasta della riforma del voto in condotta: “La valuto positivamente. Da diversi anni c’è un allarme sociale e comportamenti deplorevoli. Credo che con molto equilibrio questo provvedimento vada nella direzione giusta. Poi sta a noi applicarlo. Vedremo tra due o tre anni. Finora c’era la previsione di fare stare a scuola i ragazzi, però non veniva mai applicata, a scuola di pomeriggio non c’era personale per vigilare sui minorenni”.
Poi ecco alcune battute sulla valutazione: “Il voto ha una sua funzione, non dimentichiamo che ci sono sistemi scolastici avanzati in cui i voti sono stati aboliti ma ci si è arrivati: credo che questo debba passare per un aggiornamento professionale dei docenti per passare da una scuola dell’autoritarismo a una scuola dell’autorevolezza, è molto difficile. Bisogna varare un piano per permettere ai docenti di aggiornarsi, non possono farlo a spese loro”.
Psicologo a scuola? Ecco cosa ne pensa Giannelli: “Appoggiamo questa idea, c’è un progetto che non va avanti, immagino, per questioni economiche. Si tratta di ottomila psicologi da assumere. Se la scuola è al centro del Paese deve esserlo anche nella Legge di Bilancio, ma ultimamente non è stato proprio così”.
A criticare la riforma è stato invece il giornalista e scrittore Davide Giacalone: “Il nulla, lo zero totale. Ai miei tempi c’era il sette in condotta, e lo prendevano solo i soggetti da riformatorio. Dopo i due giorni di sospensione scatta il volontariato in enti convenzionati con la scuola. Ma quali? Non sarebbe neanche sbagliata l’idea. Ma se il ragazzo minore si fa male dobbiamo mettere una persona che lo controlli. E quanto ci costa allora questa sospensione? Promuovetelo, ci costa molto meno”.
“Con queste penalità si tratta di reati, si deve passare dal giudice. Quindi ci vediamo quando il ragazzo si è laureato; l’inefficacia è garantita. Ma davvero così si dà autorevolezza ai docenti? C’è confusione nel linguaggio di questa legge: l’autorità è quella del caporale, l’autorevolezza è data dal ruolo che si svolge, dalla passione con cui si insegna. Ci sono stati sempre docenti più rispettati e altri presi in giro; perché? Evidentemente questi ultimi non erano dotati di autorevolezza, eppure l’autorità era uguale”.
“Se ci dedicassimo di più a sistemare le cose in modo da non iniziare l’anno scolastico con migliaia di precari sarebbe utile per la scuola”, ha concluso.
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