E’ possibile una scuola senza i voti? Dall’esperimento che è stato condotto in un liceo a Cesena in collaborazione con la Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione dell’Università di Bologna sembra proprio di sì.
L’esperienza denominata “Ben-essere a scuola” è stata condotta durante nell’anno scolastico 2016-2017 in una classe prima del Liceo delle Scienze Umane, un indirizzo del liceo Monti di Cesena all’interno del quale i docenti di tutte le materie hanno sostituito il voto tradizionale in decimi con un metodo di valutazione alternativo, basato sulle competenze, in linea con alcuni studi recenti di pedagogia.
L’obiettivo del progetto era quello di salvaguardare e migliorare il benessere degli studenti, rispetto ad una situazione di stress emotivo provocata dalle valutazioni tradizionali.
L’espressione benessere indica uno stato che coinvolge tutti gli aspetti dell’individuo e appartiene alla qualità della vita di ciascuno di noi, in quanto delinea una condizione di armonia tra individuo e ambiente circostante, risultato di un processo di adattamento a molteplici fattori che incidono sullo stile di vita del singolo.
L’Osservatorio Europeo sui Sistemi e sulle Politiche Sanitarie lo definisce in particolare “lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale […] che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società”.
E questo non a caso è uno dei compiti ed obiettivi della scuola, dei genitori e degli educatori in generale: consentire ai ragazzi di raggiungere e mantenere il proprio potenziale personale all’interno della società, predisponendo le migliori condizioni ambientali per favorirne la piena e completa realizzazione.
Per gli insegnanti che hanno seguito questa nuova metodologia, il voto tradizionale rappresenta un ostacolo alla percezione di benessere in quanto può produrre nei ragazzi un senso di minaccia che si traduce di conseguenza in ansia da prestazione, paura di fallire, tensione con genitori e docenti, tendenza a identificarsi con un numero senza badare alla sostanza della preparazione.
Il voto finisce, secondo questa teoria, per distogliere energie dal compito che il ragazzo è chiamato a svolgere ossia quello di imparare. Così è nata la decisione di sperimentare una “scuola del benessere”, utilizzando un sistema di valutazione alternativo.
Ovviamente l’impatto iniziale di genitori e studenti non è stato semplice, gradualmente i ragazzi hanno cominciato a studiare non per confrontarsi per il voto ma per il piacere stesso di imparare, superando in questo modo anche ogni rivalità con i compagni e diatribe con gli insegnanti.
Da questa esperienza è nato anche un libro, il numero 48 de ‘I Quaderni della Ricerca’, edito da Loescher. Gli autori sono Sonia Bacchi, docente di Lettere del Monti, e Simone Romagnoli, professore a contratto di Psicologia del Campus di Cesena, un contributo al dibattito culturale e pedagogico italiano e racconta di una scuola diversa.
Quanto questo approccio possa diventare realtà anche in altre scuole lo scopriremo solo in futuro.
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