Attualità

Scuola senza voti o senza la tirannia del voto? [INTERVISTA A CRISTIANO CORSINI]

Le recenti “esternazioni” della sottosegretaria Paola Frassinetti in materia di valutazione scolastica hanno riacceso ancora una volta il dibattito sull’argomento, al quale il partito di maggioranza relativa Fratelli d’Italia ha dedicato anche un convegno nazionale che ha riscosso un certo consenso. L’idea di Frassinetti e di FdI è quella di ripristinare l’uso del voto numerico nella scuola primaria e non è da escludere che una norma in tal senso venga inserita prossimamente nel disegno di legge sulla valutazione del comportamento che fra qualche settimana dovrebbe essere esaminata dal Parlamento.

La posizione dei sostenitori della proposta è ormai ben nota: il voto numerico è chiaro e preciso e fornisce adeguate indicazioni all’alunno e alle famiglie sull’andamento degli apprendimenti.

Per la verità, la ricerca pedagogica non ha mai accettato di percorrere questa strada, anzi è da anni, ma forse dovremmo dire da decenni, che pedagogisti, ma anche docenti ed esperti sostengono esattamente il contrario.

A riassumere bene questa posizione è Cristiano Corsini, docente di pedagogia dell’Università di Roma 3, che da almeno un paio di anni è attivissimo anche in rete per sostenere le ragioni della “valutazione formativa”, quella che – sottolinea – è “la forma più efficace di valutazione e serve a dare forma a insegnamento e apprendimento”.
“Se usiamo il voto numerico in itinere –
spiega Corsini – tendiamo a riprodurre la situazione iniziale piuttosto che a migliorare gli apprendimenti o l’insegnamento”.

Attualmente nella scuola primaria si usa una valutazione di tipo descrittivo e in molte scuole secondarie si stanno sperimentando modelli analoghi che vengono però contrastati e criticati dagli estimatori del buon tempo antico e della scuola pre-sessantottina e pre- o anti-donmilaniana.

Insomma lo scontro è anche di natura politica e ideologica.
Niente di strano, visto che – come ricorda Corsini – l’atto valutativo, come ogni altro atto educativo, è esso stesso “politico”.

Di tutto questo parliamo nella nostra video-intervista.

Redazione

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