Quando si tratta di finanziare la scuola per rilanciarla e abbattere il precariato da record non ci sono mai soldi pubblici. A ricordarlo è stata il 22 aprile la Flc Cgil, durante una conferenza stampa svolta nella sala Caduti di Nassirya del Senato, dove è stata presentata la piattaforma ‘Zero precarietà’ per abbattere la precarietà nella scuola, nelle università, nella ricerca e migliorare l’intero sistema.
Durante la conferenza stampa è stato quantificato che per le operazioni più urgenti – a cominciare dalle immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti – il costo a regime sarebbe di circa 8 miliardi, calcolando il ‘gradone’ di inquadramento stipendiale 9-14: dalla cifra di 8 miliardi, però, andrebbe detratta la spesa che già il bilancio del ministero dell’Istruzione copre per il pagamento degli attuali precari (4,3 miliardi l’anno), pertanto la spesa aggiuntiva necessaria per far funzionare il mondo dell’istruzione, dalla scuola dell’infanzia all’università, sarebbe realmente a regime di circa 3,7 miliardi di euro. La cifra servirebbe anche per portare l’obbligo formativo dagli attuali 16 a 18 anni.
I numeri della precarietà nella scuola, ricordati durante la presentazione del progetto, nell’anno scolastico in corso sono quasi drammatici: sono stati oltre 250 mila i lavoratori assunti con contratti a termine tra il personale docente e Ata; 87.803 quelli stipulati a tempo determinato su posto comune e 117.560 su sostegno agli alunni con disabilità; un docente curriculare su sette è precario, mentre nel sostegno addirittura i supplenti sono uno su due.
Per il personale Ata sono 22mila i contratti termine fino al 31 agosto e 15 mila quelli fino al 30 giugno: a questi 37mila complessivi, si aggiungono 6.800 incarichi a tempo Pnrr e Agenda sud, da pochi giorni prorogati sino alla fine dell’anno scolastico.
Partiamo degli organici. Entrando nel dettaglio, per la scuola dell’infanzia la Flc Cgil chiede una implementazione degli organici di 20mila unità, per la scuola primaria di 33mila unità; per la scuola media il sindacato rivendica potenziamento delle attività laboratoriali nelle classi a 30 ore con compresenza nelle classi a tempo prolungato e autorizzazione di ulteriori 750 percorsi a indirizzo musicale, con un incremento di personale di 14mila docenti.
Alle superiori, il sindacato – hanno spiegato il segretario generale, Gianna Fracassi e la sindacalista Manuela Calza – chiede l’eliminazione delle classi ‘pollaio’, con un numero di alunni superiore a 28 e un incremento di 13 mila docenti.
Anche all’università c’è poco da stare allegri: praticamente la metà del personale – come hanno denunciato sempre Fracassi e il sindacalista Pino Di Lullo – il 49% dei lavoratori sono precari. “Chiediamo un piano ordinario di investimenti – ha concluso Fracassi – i soldi si devono trovare, gli altri paesi Ue li hanno trovati e in questo momento così cruciale la formazione è fondamentale per il futuro del Paese mentre vediamo, purtroppo, scarsa attenzione e consapevolezza da parte del Parlamento suq questi temi”.
La proposta, in sintesi, “mira a coniugare due obiettivi: la qualità dei sistemi e la qualità dell’occupazione nei settori della conoscenza”.
Secondo i suoi promotori, “non è un piano velleitario, ma invece possibile attraverso una programmazione seria, pluriennale con obiettivi misurati e misurabili”.
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