Le parole di Luca Ricolfi sulla preparazione dei docenti fanno discutere e agitano le acque non tranquille della scuola, che continua, inesorabilmente, ad essere indebolita dalla frequenza dei luoghi comuni, da discutibili proposizioni e dall’abusata voglia di teoremi infallibili.
Di battute e pregiudizi sulla scuola, tra il serio e il faceto, ne corrono tanti e, in genere, scaturiscono dal desiderio di incrementare e alimentare quei pretesti che muovono dall’incapacità di armonizzare cultura, educazione e scuola.
Monotone le proposizioni del sociologo, che consolidano la tristezza di ragionamenti che, con retorico atteggiamento, aggrediscono la preparazione dei docenti e non aiutano a saldare le numerose contraddizioni di una cultura che mira, semplicemente, a frammentare, sminuire, disperdere, mortificare.
Davanti all’eclissi dei sistemi educativi e del pensiero, sono indispensabili non parole di accusa, di turbamento, di condanna, ma atti cooperativi che contribuiscano, con intelligenza, al miglioramento di una realtà, quella scolastica, da anni costretta ad operare senza validi ed efficaci strumenti, in un circuito senza confini, spesso insidioso, dove i pretesti muovono da ozi mentali capaci di provocare solo disarmonia tra famiglie, alunni e docenti.
Prendere coscienza delle criticità, delle precarietà e delle difficoltà delle strutture nelle quali si articola la vita educativa e sociale, è utile per scavare nelle profondità di un sistema in crisi, conoscerne le cause e le ragioni per cui, in una società ricca di novità, ma povera di grandezza, quel capolavoro che è la scuola, continui ad essere sistematicamente e quotidianamente esposta a irragionevoli, ingiustificate e gratuite offese.
Solo così possiamo comprendere gli artifici di una certa cultura che si compiace di mostrarsi, che ostenta certezze e riesce ad aprire solo dialoghi che hanno il valore di una battaglia e non il significato di una testimonianza.
La preparazione non è mai un insieme di cognizioni, non provvede a questa o quella nozione, ma determina un organico sistema di esercizio delle facoltà di giudizio che, un po’ alla volta, stimolano i ragazzi a prendere coscienza critica delle strutture nelle quali si articola la vita intellettuale, culturale, civile, morale e sociale.
Nel circolo di idee che gli intellettuali disegnano, la scuola e i docenti non possono essere sempre additati com avversari di pensieri o di immagini, ma, al di fuori di ogni contrasto, devono essere segno consapevole di amicizia, di consenso o disapprovazione.
Desiderio, dunque, di un messaggio nuovo, di una onesta e diritta ricerca della verità e non vizi polemici che non stimolano la riflessione e portano alla divisione.
Nella dialettica degli opposti, nella varietà e diversità delle attitudini e dei carismi, l’azione educativa, per immettere efficacemente i nostri figli nel fiume della cultura, richiede cura, attenzione e vigilanza continua e non disinvolta lettura.
Si sa che parlar bene della scuola è difficile. Eppure in mezzo a tante difficoltà e in immersioni non sempre beate, riesce a suscitare speranze e, in molti casi, a custodire la nostra serenità e a prolungarne la gioia.
Distinti, ma non divisi, scuola e società, cultura ed educazione, responsabilmente e per capacità di collaborazione devono trovare affinità per garantire equilibrio alla nostra umanità.
Disattente considerazioni portano a stati d’animo che allontanano dalla capacità di acquistare virtù di equilibrio e di armonia, nelle quali bisogna far risiedere stabilmente la responsabilità e il valore della cultura e dell’educazione.
Ed è da questa superiore qualità che bisogna trarre la mediazione necessaria perché la benefica voce che apre un dialogo possa essere ascoltata, riascoltata, rivissuta.
Fernando Mazzeo
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