“E’ un miracolo, poteva essere una strage”: così il procuratore di Milano Francesco Greco dice senza tanti giri di parole quello che ha pensato chiunque abbia visto la carcassa del pullman completamente bruciato lungo la strada Paullese. I 51 ragazzini, con 4 insegnanti, che stavano bordo di quel mezzo, dentro cui erano stati “caricati” dieci litri di benzina, dovevano tornare dalla palestra esterna all’istituto alla loro scuola media, la Vailati di Crema, in provincia di Cremona, sul pullman guidato da Ousseynou Sy, un autista che altre volte li aveva accompagnati ma che il 20 marzo aveva in mente un folle piano.
“È una bestia ignorante”, ha detto il vicepremier Matteo Salvini durante Porta a Porta, riferendosi all’autista, in Italia da tre lustri e con due figli, di 12 e 18 anni. Domattina, da ministro dell’Interno manderò “una circolare a tutti i sindaci: chi lavora con il pubblico, specie con i ragazzini, porti la fedina penale. Serve il certificato penale obbligatorio, dovrebbe essere una cosa ovvia”.
Il senegalese di 47 anni con cittadinanza italiana, da 15 anni impiegato della società Autoguidovie lombarda senza mai creare problemi al lavoro, aveva un altro programma: realizzare “un gesto eclatante” per risvegliare l’Africa contro le politiche migratorie europee.
È stato fermato con le accuse di sequestro di persona, strage, incendio e resistenza, con l’aggravante della finalità terroristica, dal primo interrogatorio sembra che quella del senegalese sia stata solo una folle protesta contro la politica sui migranti del governo italiano. Ha ammesso di aver organizzato tutto da tempo e aveva già mandato un video in Senegal “per dire Africa sollevati”
La Procura cercherà di capire però come mai quell’autista, con precedenti per violenza sessuale e guida in stato di ebbrezza, potesse ricoprire un ruolo così delicato.
Ha imboccato la strada in direzione Milano per raggiungere l’aeroporto di Linate, dando inizio a 40 minuti di viaggio di terrore. “Da qui non uscirà vivo nessuno”, ha detto, ordinando poi a un docente di legare con delle fascette di plastica i polsi degli alunni.
“Diceva che se ci muovevamo, versava la benzina e accendeva il fuoco. Continuava a dire che le persone in Africa muoiono e la colpa è di Di Maio e di Salvini”, ha raccontato una studentessa. “Voglio farla finita, vanno fermate le morti nel Mediterraneo”, ha aggiunto, facendo posare i cellulari ai ragazzi e ai tre adulti che li accompagnavano.
Non li ha raccolti tutti, però: un ragazzino di 12 anni ha nascosto il suo telefonino e ha chiamato la polizia.
Una telefonata è arrivata anche a scuola: gli insegnanti rimasti alla Vailati che hanno “sentito le voci concitate dei ragazzi e in quel momento abbiamo capito che stava succedendo qualcosa”.
Il primo blocco di due macchine dei carabinieri è stato forzato da Sy, che ha continuato la sua corsa fino a quando altre tre macchine dei militari lo hanno raggiunto, riuscendo a bloccare l’autobus contro il guard rail.
A quel punto, Sy è sceso: due carabinieri lo hanno affrontato mentre l’autista, con in mano un accendino, dava fuoco al pullman, mentre gli altri militari dopo aver rotto due finestrini riuscivano a far scappare tutti i passeggeri dalla parte posteriore del pullman.
Chi urlando, chi piangendo, tutti sono corsi in strada verso la salvezza. Nessuno si è fatto male, 14 tra ragazzi e adulti sono rimasti leggermente intossicati per il fumo che si è alzato con una lunga colonna nera dal mezzo che andava in fiamme, mentre gli altri sono stati portati in una scuola della vicina San Donato Milanese, con l’immediato supporto di uno psicologo.
“Hanno compiuto un’operazione che si vede nei film delle squadre speciali. Se non stiamo a piangere 51 bambini è grazie a loro”, ha detto il procuratore Greco.
I bambini “bussavano sui vetri, battevano, chiedevano aiuto”, “l’attentatore che aveva già rimesso in moto il bus, perché aveva capito che stavano uscendo” e gli studenti che, nel frattempo, riuscivano finalmente a “saltare fuori”, dopo che “avevamo rotto dei vetri coi bastoni in dotazione”, mentre “il mezzo era già in fiamme”, e una volta in strada c’era “chi piangeva e altri di loro che gridavano ‘vittoria, ce l’abbiamo fatta'”.
A raccontarlo è stato il maresciallo Roberto Manucci, comandante dei carabinieri di Paullo, in provincia di Milano: è uno di quei sei militari, chiamati dai passeggeri allarmati, che hanno salvato oltre 50 vite, ha raccontato come sono riusciti a farlo.
Il comandante provinciale dei carabinieri di Milano Luca De Marchis ha spiegato cha “il mezzo era già in fiamme, mentre alcuni bambini erano ancora dentro”.
“Abbiamo azionato una manopola di sicurezza, altri colleghi hanno rotto i vetri coi loro bastoni in dotazione e i ragazzi sono saltati fuori, mentre l’attentatore riprendeva la marcia perché aveva capito che stavano uscendo e a quel punto sono iniziate anche le fiamme”.
Mentre l’autista “veniva immobilizzato” da altri militari, “la nostra priorità era capire se i bambini erano usciti tutti, perché il fuoco aumentava. Mi ha colpito la forza di quei ragazzini che volevano solo uscire e salvarsi, noi avevamo ancora paura che qualcuno fosse rimasto dentro”.
Una volta fuori, anche con “escoriazioni” perché erano saltati dal bus ancora in movimento, “qualcuno di loro piangeva, qualcuno gridava ‘vittoria’ dalla gioia”.
Nella serata, fonti del Miur hanno fatto sapere che il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti sarà presto a Crema per portare la sua personale vicinanza e incontrare i ragazzi e i docenti coinvolti nel caso del bus sequestrato a San Donato Milanese.
Da Viale Trastevere si segnala anche che il ministro è rimasto particolarmente colpito da questo episodio.
Bussetti, concludono le fonti, ha anche attivato il personale del Ministero per dare supporto alla scuola e agli studenti.
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