Estero

Scuole a caccia di studenti contro la dispersione e per garantirsi fondi: il caso in Regno Unito

L’avvio del nuovo anno scolastico nel Regno Unito non è esente da difficoltà concrete, reali, relative al naturale ed ordinario svolgimento delle attività didattiche: scioperi, proteste per una paga dignitosa hanno bloccato il paese e causato enormi disagi specie in Galles e Scozia, ove numerosi istituti sono rimasti chiusi per l’assenza di personale adibito alle attività essenziali. La dispersione scolastica, come sostengono i più recenti dati messi a disposizione dal Ministero dell’Istruzione britannico, è in aumento specie nelle aree rurali più soggette – secondo anche le sigle sindacali dei docenti in lotta – a tagli strutturali che provocano chiusure e relativi accorpamenti di istituti causando non indifferenti problemi logistici alle famiglie locali. Le strategie utilizzate dalle scuole per convincere gli studenti che hanno abbandonato prematuramente gli studi sono numerose: si passa dalla sensibilizzazione locale attraverso gli Enti Pubblici ed assistenti sociali sino all’intervento delle Forze dell’Ordine nei casi più critici. Gli istituti ricevono fondi sulla base del numero degli scritti e sulla prestanza – elementi di rendimento misurati ed accertati da appositi test su scala nazionale – degli stessi; tali elementi, data la costante e patologica penuria di fondi effettivamente disponibili – si veda il caso degli edifici realizzati in RAAC e non più conformi alle norme base di sicurezza – sono alla base di strategie di rientro della popolazione studentesca persa eccessive se non inappropriate.

Il colpo mortale dell’emergenza sanitaria

Il numero di bambini che non si reca a scuola in Inghilterra è una crisi che deve essere affrontata con misure nazionali più ampie e coraggiose, affermano i parlamentari. La percentuale di alunni che hanno perso una parte significativa del loro percorso formativo è circa il doppio rispetto ai livelli osservati prima della pandemia. I dati per l’anno accademico 2022-23 mostrano che il 22,3% degli alunni era “costantemente assente”, ovvero mancava il 10% o più delle lezioni. Negli anni precedenti la pandemia, il tasso era compreso tra il 10 e il 12%. Nell’ultimo anno accademico era del 17,2% nelle scuole primarie e del 28,3% nelle scuole secondarie. Un nuovo rapporto del Commons Education Select Committee avverte che i problemi di salute mentale e le pressioni sul costo della vita sulle famiglie sono tra le ragioni complesse. Le pressioni circa il costo della vita stanno rendendo più difficile per le famiglie permettersi l’uniforme, i trasporti e il cibo – tutti fattori che possono diventare ostacoli alla frequenza della scuola da parte dei bambini, aggiunge la reportistica del Ministero.

Strategie attuate per meri fini economici? Il caso del Kent

Il rapporto reso pubblico di recente richiede una serie di misure fondamentali per limitare i fenomeni dispersivi, quali:

·        Consentire ai bambini con gravi problemi di salute mentale di assentarsi dalla scuola senza che venga registrata come assenza non autorizzata;

·        Porre fine alla “lotteria dei codici postali” delle multe ai genitori per assenze non autorizzate. Una famiglia può ricevere un’ammenda tra 60 e 120 sterline per assenza ingiustificata dello studente proporzionata ai giorni;

·        Maggior numero di pasti offerti gratuitamente;

·        Sostegno attivo alle famiglie in difficoltà;

·        Accelerare i piani per migliorare il sostegno agli alunni con bisogni educativi speciali e disabilità.

Resta tuttavia preoccupante un’attività insolita delle scuole nella formale ricerca – spesso seguita da sanzioni per le famiglie – circa gli alunni fantasma o dispersi: il Ministero, attraverso il Portale “The Education Hub” sospetta che queste intendano agire solo per interessi economici cercando di aumentare il numero di iscritti. Il rischio è quello di non provvedere ad un laico e sincero reinserimento. In Italia il fenomeno dispersivo interessa uno studente su cinque nel Mezzogiorno e tocca record massimo in Sicilia (20 %); tra le strategie adottate oltre la sensibilizzazione figurano l’impiego di assistenti sociali – sempre troppo pochi e mal dislocati sul territorio – e di elementi attrattivi all’educazione (digitalizzazione ed aule innovative) il cui impiego, salvo il caso straordinario annunciato dal Ministro Bianchi circa le 200 aule innovative finanziate con PNRR, resta limitato per la scarsità di fondi deviati altrove.

Andrea Maggi

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