La notizia del giorno è una sola: scuole al freddo, alunni a casa o, nella migliore delle ipotesi, in classe ma con abbigliamento da pista di sci.
Premesso che garantire il riscaldamento degli edifici scolastici non rientra fra le competenze del dirigente scolastico, va però anche detto che è dovere del ds fare in modo che utenti e operatori scolastici trascorrano la loro giornata scolastica in locali salubri e privi di rischi evidenti.
E certamente stare per 5-6 o anche più ore in locali freddi e inevitabilmente umidi in considerazione anche delle condizioni climatiche esterne rappresenta un rischio per la salute di tutti.
Ma in concreto, in queste situazioni, quali contromisure possono adottare i docenti e tutti gli altri operatori?
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Forse spesso lo si dimentica, ma in ogni scuola dovrebbe esistere un RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza), designato dalle stesse RSU, anche non necessariamente al proprio interno. Va detto che in realtà la nomina di questa figura non è obbligatoria (ed è per questo che talora gli stessi dirigenti scolastici non se ne preoccupano più di tanto) ma può essere utile proprio come mezzo di “difesa” dei lavoratori stessi.
Il rappresentante infatti può e deve essere consultato dal ds al momento della redazione del piano di valutazione dei rischi ed ha diritto di accedere a tutti gli atti che riguardano la sicurezza dell’edificio e le condizioni igienico-sanitarie dei locali scolastici.
Ma anche le rappresentanze sindacali possono avere un ruolo importante chiedendo, per esempio, che nel contratto di istituto vengano inserite clausole che servano a definire le condizioni minime che devono essere rispettate per garantire l’impiego del personale negli edifici e nei diversi locali.
Il tema non è irrilevane anche perchè se si dimostrasse il nesso causale fra condizioni ambientali all’interno dei locali scolastici e assenze per malattia nei giorni immediatamente successive, si porrebbe persino parlare di danno erariale legato alla necessità di nominare supplenti.
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