Non può esserci nessun automatismo fra colore della zona e modalità dello svolgimento dell’attività didattica (in presenza o a distanza): lo ha chiarito nella giornata di ieri il Consiglio di Stato in due decreti con i quali sono stati esaminati ricorsi di genitori con una sentenza del TAR Lazio.
Ne dà notizia, tra gli altri, anche il Corriere della Sera che così riassume la vicenda: “Dice il consiglio di Stato – sezione III presieduta da Franco Frattini – che, poiché ‘emergerebbe la non forte influenza delle attività di istruzione in presenza ai fini della diffusone del contagio’, la didattica a distanza non trova una ‘razionale motivazione’ nella ‘priorità assegnata alla precauzione sanitaria’ a fronte ‘della grave compressione del diritto all’istruzione anch’esso costituzionalmente tutelato’. Insomma, tra due diritti uguali – tutela della salute e istruzione – la situazione non è tale da poter sacrificare la scuola in presenza per motivi sanitari”.
Il Consiglio di Stato, in concreto, ha stabilito un principio importante: “Ogni decisione su eventuali chiusure degli istituti scolastici deve trovare fondamento nei dati scientifici, con possibilità di eventuali chiusure ma mirate”. E’ questo il commento di Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera, che aggiunge: “In questo modo il Consiglio di Stato fornisce un’indicazione oggettiva e rigorosa, e se confermata nella sentenza di merito, non si potrà non tener conto nelle prossime decisioni sulla scuola. Implicitamente, la decisione di oggi mette un freno alla discrezionalità con cui fino a oggi le regioni hanno gestito il problema delle chiusure. Il Consiglio di Stato sottrae, in altri termini, la sorte della didattica in presenza alla demagogia o alle convenienze politiche del momento”.
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