La visione che genera le idee di “Scuola al centro” o “scuole aperte” si può considerare un’iniziativa atta a ridefinire le periferie radicandole dentro le città o ai loro margini. A tal riguardo le scuole potrebbero rimanere aperte anche il pomeriggio, il sabato, nei giorni di vacanza, e in ultima analisi anche di domenica. Tutto questo affinché le scuole diventino un centro che si apra agli studenti e alle loro famiglie, per essere vissute dai ragazzi e dai genitori oltre i tempi canonici della didattica.
In altre parole si vuole creare una misura di contrasto alla dispersione scolastica, ma anche una risposta tempestiva e concreta ai fenomeni di disagio sociale che caratterizzano alcune aree del Paese. Tutto bene, ma queste lodevoli iniziative di aggregazione sociale mal si conciliano con la situazione ancora non risolta delle strutture edili dei nostri edifici scolastici.
Sarebbe auspicabile che in primo luogo si ristrutturino le scuole, rendendole agibili al nuovo uso, con tanto di possesso del certificato di abitabilità (post collaudo strutturale), e poi aprirle al territorio. In caso contrario l’aumento dei tempi di frequenza dei locali scolastici , esteso a tutto il periodo estivo, comporterebbe un aumento proporzionalmente del rischio sicurezza nei luoghi di lavoro, con tutte le conseguenze che ne potrebbero derivare.
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