Scuole aperte d’estate, si o no? Il solito dilemma che accompagna scuole, genitori e studenti subito dopo la fine dell’anno scolastico.
A tal proposito, il Ministero avrebbe già un piano, come abbiamo scritto anche in precedenza: “l’apertura delle scuole d’ estate – ha dichiarato il ministro Fedeli – è un tema serio e bisogna saperlo affrontare. Innanzitutto è uno strumento, prima ancora che per le esigenze delle famiglie, per offrire agli studenti opportunità con possibilità di conoscenza che non sono dentro la fase dell’anno scolastico”.
La stessa Fedeli, qualche giorno fa sul tema aveva puntualizzato che “non c’è solo l’anno scolastico, ci possono essere attività con associazioni o altri soggetti ma tutto questo non c’entra con la docenza. Quindi non ci saranno docenti in estate”.
I favorevoli all’iniziativa chiedono comunque che l’offerta educativa sia di qualità, costituita appunto da percorsi di educazione e formazione proposti da associazioni scelte dalla scuola attraverso bandi.
“Perché è fondamentale che le scuole siano aperte per ospitare attività di grande qualità, si legge su Il Fatto Quotidiano, altrimenti finiranno per accogliere solo i figli delle famiglie più disagiate, mentre chi può continuerà a optare per costosi campi di equitazione, nuoto, inglese, cinese etc., che hanno ormai prezzi davvero irraggiungibili per una famiglia media. La didattica, o attività, offerta dalla scuola dovrebbe essere concorrenziale a tutto ciò, e forse non sarebbe neanche così difficile, visto che i genitori spesso si fanno attrarre o da corsi che alla fine non sono altro che lussuoso intrattenimento o insegnamenti fuori luogo per bambini troppo piccoli (come la recente moda dei corsi di informatica estivi)”.
La blogger, analizza le posizioni contrarie alle scuole aperte d’estate, prima fra tutti quella dei sindacati: “la scuola non è un servizio assistenziale e sociale ma una funzione dello Stato molto precisa che attiene alla formazione degli studenti. La scuola forma i bambini, non li assiste”, dice Pino Turi, segretario generale Uil Scuola.
L’associazione genitori, tramite il proprio presidente, però centra uno dei punti salienti della questione: “la scuola non deve diventare un parcheggio”.
Eh si, perché non sono pochi a mettere in cima alla lista dei motivi per cui aprire le scuole d’estate il fatto, per i genitori, di non dover pensare dove mandare i propri figli durante le vacanze estive, specie i bambini di scuola elementare.
A parere di chi scrive, queste premesse sono sbagliate, perché l’apertura estiva delle scuole dovrebbe essere appunto un’occasione di crescita educativa e di rafforzamento delle competenze trasversali degli alunni, e non uno scacciapensieri per i genitori.
Ma il punto resta sempre quello: come dovrebbero essere le scuole aperte d’estate?
Dovrebbero appunto accogliere gli studenti che fino a giungo sono sui banchi di scuola a studiare sui libri, che però in estate dovrebbero occuparsi di attività parascolastiche, proposte da associazioni ad hoc, che uniscano l’aspetto educativo e formativo, con quello ludico e ricreativo.
I docenti dovrebbero restare fuori dai progetti, come sostenuto dal ministro Fedeli, ma, ecco una domanda da un milione di dollari: specie per gli studenti delle superiori, non sarebbe il caso di aprire le scuole d’estate per i corsi di recupero, attività di potenziamento didattico o laboratori tematici? E inoltre, a seguire i ragazzi non potrebbero essere docenti precari che hanno svolto supplenze saltuarie durante l’anno che non disdegnerebbero qualche soldino in più da guadagnare con queste attività?
La domanda potrebbe essere (forse lo è davvero) ingenua o comunque non possiede uan grande innovazione.
Ma una cosa del genere, se strutturata a dovere, potrebbe arricchire il bagaglio degli studenti e venire incontro ai genitori lavoratori.
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