Mentre al Senato sta iniziando il percorso per la conversione in legge del Decreto Sostegni, i fondi previsti dal provvedimento stanno già arrivando alle scuole.
Si tratta di 150 milioni di euro per l’incremento del fondo per il funzionamento per l’acquisto di dispositivi per la sicurezza, strumentazione per attività di inclusione e per l’acquisizione di servizi professionali per il supporto psicopedagogico ad alunni e docenti, e altri 150 milioni di euro per attività educative da svolgersi anche nel periodo di sospensione delle lezioni, da metà giugno a metà settembre.
E’ una misura significativa che potrebbe davvero aiutare le scuole e i territori a superare questa difficile fase e a costruire un vero e proprio “ponte” fra l’anno scolastico che si concluderà a giugno e quello nuovo che inizierà a settembre.
Ma è necessario che le scuole si attrezzino, sia sotto l’aspetto amministrativo ma ancor più sotto quello pedagogico, per realizzare l’intervento in stretta collaborazione con il territorio.
Ne parliamo ancora con Raffaele Iosa, pedagogista e già ispettore scolastico, e Massimo Nutini, già dirigente di enti locali.
Cosa dovrebbe accadere durante l’estate?
Raffaele Iosa
La prossima estate potrà avere una scuola attiva come mai accaduto in passato. Attiva e non solo aperta, perché non sarà tanto l’uso fisico delle aule per imitare la solita scuola a darne il senso e il valore, ma l’attivazione di esperienze in ogni luogo possibile dove sia utile fare comunità, apprendimento in situazione, esperienza di vita e di relazioni. Recuperare cioè la vita e ridarle slancio come la giovinezza chiede naturalmente.
Quale dovrà essere il ruolo della scuola?
Massimo Nutini
La scuola potrà fare un pezzo e non il tutto ma dovrebbe tenere per sé la regia metodologica orientando le diverse attività a realizzare percorsi di sviluppo cognitivo, formativo ed esperienziale.
Infatti, nella produzione di idee e azioni per la prossima estate, la scuola ha da subito la necessità di confrontarsi con ciò che già c’è o è in cantiere nel proprio territorio. Questo per iniziare da subito a pensarsi come comunità dialogante, evitare doppioni, saper calibrare i tempi delle diverse possibili esperienze di vita e socialità dei nostri ragazzi.
Spieghiamo meglio
Raffaele Iosa
Le attività che potranno essere organizzate in quest’estate, nel periodo di interruzione del calendario scolastico, potranno essere gestite collettivamente, nel loro insieme, da tutti i soggetti, oppure gestite in parte dalla scuola e in altra parte da altri partecipanti al Patto.
Qualsiasi modalità organizzativa sia adottata è necessario che il ruolo della scuola sia rafforzato e valorizzato per la sua professionalità nel programmare e gestire progetti con valenza educativa e di ampliamento dell’offerta formativa.
Massimo Nutini
La scuola dovrà definire al più presto un progetto pedagogico di massima, ma poi conterà il dialogo interistituzionale che questa progettazione–base aprirà con l’ente locale, il territorio, la società civile, l’associazionismo per trovare le alleanze giuste, in un quadro il più armonico e unitario con tutte le iniziative locali del periodo.
Per realizzare tutto questo le scuole e gli altri soggetti del territorio potranno sottoscrivere Patti educativi di comunità. Cosa si intende con questa espressione?
Massimo Nutini
I Patti di comunità sono libere intese che possono essere sottoscritte fra cittadini (singoli o associati) e amministrazioni pubbliche per la realizzazione di collaborazioni volte alla promozione dell’interesse generale, mediante la tutela e la promozione di beni e servizi funzionali allo svolgimento della vita sociale delle comunità, permettendo di coinvolgere i membri della comunità stessa nelle decisioni e nelle azioni che li riguardano. La scuola è uno dei principali beni di comunità e, pertanto, costituisce ambito privilegiato per possibili collaborazioni fra cittadini e Amministrazioni comunali.
I patti di comunità fanno tornare alle mente gli anni ’60 e ’70 quando si parlava di scuola e territorio
Raffaele Iosa
Proprio così.
Questa estate strana, con le scuole attive nel territorio, potrebbe creare condizioni sociali ed educative tali che le diverse azioni che si realizzeranno potrebbero risvegliare e valorizzare un pensiero fecondo che il tempo ha logorato, ma molto vivo nella pedagogia degli anni ’60 e ’70: il sistema formativo integrato.
I Patti educativi di comunità potrebbero essere il prologo non solo per una buona estate collaborativa ma anche di un sistema di relazioni e collaborazioni stabile tra le scuole e il loro territorio.
Ci sono molti problemi amministrativi da affrontare e da risolvere. Le scuole ce la faranno?
Massimo Nutini
L’impegno sarà certamente significativo ma va subito detto che il Ministero sta cercando di fornire un supporto importante fornendo modelli di deliberazioni, di determinazioni, etc., che potranno essere adattate anche alle attività di cui stiamo parlando.
Recentemente, con nota 10 marzo 2021, n. 5465, l’Amministrazione ha anche informato di aver avviato un percorso per supportare le Istituzioni scolastiche nell’espletamento delle attività amministrative di maggiore complessità e ha reso disponibile il nuovo applicativo SGA (Sistema di Gestione degli Acquisti) che supporta le scuole per le fasi di Programmazione, Avvio delle procedure, Aggiudicazione, Stipula del contratto, Esecuzione del contratto, consentendo di predisporre una documentazione automatizzata principale.
E’ veramente importante che, in coerenza con il percorso già avviato, i provvedimenti attuativi proseguano con la semplificazione delle procedure, dall’ammissione ai finanziamenti fino alle modalità di spesa e di rendicontazione.
Perché questa insistenza sul tema della semplificazione? Quali sono le tue preoccupazioni?”
Massimo Nutini
E’ necessario stimolare una programmazione fatta prevalentemente di progettazioni educative e solo in minima parte di adempimenti amministrativi. Diversamente si potranno verificare effetti indesiderati come lo scoraggiare molte scuole a organizzare queste attività oppure favorire gli istituti meglio equipaggiati amministrativamente che spesso, però, non sono quelli che operano nelle situazioni di maggior disagio dove più grande è il bisogno della presenza della scuola anche in questo particolare momento.
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