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Scuole aperte e alti contagi, c’è legame: col nuovo Dpcm chiusure differenziate e DaD a prescindere dal colore

Cambia la linea del Comitato tecnico scientifico sulla necessità di tenere aperte le scuole: dopo il via libera generalizzato di 40 giorni fa, con tanto di sfida ai governatori “ribelli” (chi chiude se ne assuma la responsabilità!), il Cts guidato da Agostino Miozzo ammette che le varianti del Covid sono più aggressive e che c’è bisogno di maggiore rigore. Con le lezioni in presenza che verrebbero meno nelle scuole collocate in località dove si dovesse verificare il superamento di una determinata soglia di incidenza, a prescindere dal colore.

Chiusure da regionali a comunali

Secondo l’Ansa, nel verbale che gli esperti stanno inviando al governo vi sarebbe “un impatto dei nuovi contagi nelle scuole, ma differenziato”.

“Per questo sarebbe auspicabile una modulazione delle misure a seconda delle zone, variabile in base a Comuni o Province e non soltanto su base regionale”. In pratica, dalla prima decade di marzo a diventare decisivo per l’apertura delle scuole sarà l’indice di contagiosità.

Cosa cambia

Sempre secondo l’agenzia di stampa “la linea del Governo resta quella di scongiurare le chiusure, ma si è consapevoli che alcune situazioni critiche e l’aumento dei contagi – dovuti soprattutto alla diffusione della variante inglese – necessitano comunque di regole e parametri nazionali. Nel caso di eventuali stop tra i banchi si interverrà per migliorare la didattica a distanza e per rafforzare il sistema di congedo parentale, per aiutare le famiglie”.

La novità – già da noi evidenziata – è che con il nuovo Dpcm ad andare in DaD saranno non solo le scuole nelle zone rosse (regionali e locali), ma anche in quelle dove si registrerà il superamento di una determinata soglia di incidenza, a prescindere dal colore.

Potrebbero bastare 100 casi su 100 mila abitanti

Ma quale è la soglia che farebbe scattare la chiusura della didattica in presenza? Di sicuro scatterebbe in presenza di 250 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti, la stessa che determina il passaggio in zona rossa, ma sembra che il Cts stia valutando anche l’ipotesi di 100 casi ogni 100 mila abitanti (quindi in presenza di un colore non necessariamente rosso).

La posizione del Cts si allinea quindi a quanto espresso prima dall’Istituto Superiore di Sanità e poi dal Cnr, che si era detto d’accordo con l’ipotesi del legame diretto fra l’aumento dei ricoveri per Covid nelle unità di terapia intensiva e la riapertura delle scuole.

Presto il rapporto dell’Iss

Gli esperti del Cts, inoltre, si sono rivolti allo stesso Iss perché definisse in tempi rapidi uno studio priorio sull’incidenza dell’apertura delle scuole sui contagi.

Nel frattempo, le nuove indicazioni del pool di esperti guidati da Agostino Miozzo entreranno nel nuovo Dpcm, a firma del nuovo premier Mario Draghi, in via di pubblicazione (si parla di lunedì 1° marzo).

Alessandro Giuliani

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