Che la sortita del sottosegretario Reggi sulle scuole aperte fino a tarda sera avrebbe scatenato le polemiche (ma anche il sarcarsmo e l’ironia) era da mettere nel conto.
Lo avevamo già preannunciato in un precedente intervento, ma adesso – mano a mano che le ore passano – le segnalazioni da più parti d’Italia incominciano ad arrivare.
In Liguria l’Amministrazione provinciale di Genova ha già deciso da tempo che le scuole superiori non potranno più funzionare nella giornata del sabato perchè i costi per il riscaldamento stanno diventando non più sostenibili.
Stessa cosa in provincia di Biella.
A Ivrea, piccola città di provincia ma che accoglie nelle proprie scuole superiori almeno 5mila studenti, a partire da settembre licei e tecnici funzioneranno 5 giorni alla settimana perchè a causa dei tagli di spesa di regione ed enti locali, le aziende che gestiscono i servizi di trasporto pubblici non riescono più a garantire tutte le corse necessarie per trasportare in città i ragazzi e e le ragazze che abitano nei paesi vicini.
Sempre in questa città (ma è solo un esempio, perchè nella situazione si trovano certamente centinaia di altre cittadine italiane) gli autobus che svolgono il servizio urbano cessano le corse intorno alle 20-20,30: a cosa potrà mai servire tenere aperte le scuole fino alle 22 se gli studenti dovranno rientrare a casa ben prima?
Si tratta di piccoli esempi che certamente non fanno una regola, ma stanno forse ad indicare che lo staff di Reggi non ha minimamente preso in considerazione i problemi di “contorno”.
Il fatto è che il tema dell’istruzione non può essere affrontato in modo avulso da un più ampio contesto sociale.
La logica dovrebbe essere sistemica (non a caso si parla appunto di “sistema scolastico”!): ecco, forse quella che sta mancando al Governo in questa fase è una visione complessiva della scuola italiana, manca una strategia e si continua a ragionare con la logica del “cacciavite” che viste le condizioni drammatiche in cui versa la nostra scuola serve ormai a poco.
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