Il direttore della Fondazione Agnelli propone di “allungare l’anno scolastico fino a luglio e perfino ad agosto, con l’obiettivo di recuperare quello che non è stato fatto da marzo scorso a oggi”.
Peccato che Gavosto non sappia (o disconosca, mostrando assai poca attenzione ai lavoratori della scuola) che prof e alunni (magari ad eccezione di coloro che dopo avere saputo che la Ministra dell’istruzione li avrebbe fatti promuovere tutti anche con insufficienze non si sono più presentati alle lezioni on line la scorsa primavera!) hanno fatto lezione con quella didattica digitale che sicuramente anche lui ritiene importante (a parte che diversi insegnanti continuano a far lezione in presenza, e non solo nelle scuole del primo ciclo ma anche nelle scuole superiori dove il rischio dei contagi è maggiore secondo i dati a disposizione, per esempio i docenti di sostegno e di laboratorio: più “sacrificabili” di altri?! A tal proposito speriamo che nel nuovo Dpcm nazionale e nelle ordinanze regionali si tenga conto anche del diritto alla salute di questa tipologia di insegnanti e dei ragazzi che saranno, non dimentichiamolo, a loro volta presenti in laboratorio!).
Occorre sottolineare che gli insegnanti e il resto del personale scolastico hanno regolarmente lavorato (anzi in Dad e Ddi con maggiore fatica e senso del dovere, anche dal punto di vista dell’impegno orario), quindi perché secondo Gavosto dovrebbero continuare a farlo anche a luglio (per le superiori sono previsti anche gli esami di Stato) e addirittura ad agosto (in omaggio alla rima del proprio cognome?!)? Laddove il Testo Unico sulla scuola dice inequivocabilmente che le attività didattiche terminano il 30 giugno (a parte quelli che allora ancora si chiamavano esami di maturità, considerati anch’essi attività didattica) e quindi a ciò si conforma il contratto degli insegnanti.
Ma forse Gavosto vorrebbe cambiare la normativa con una esternazione cui fa seguito magari un decreto: non è possibile, per cambiare una legge primaria il percorso è ben differente.
Un ulteriore motivo di forte perplessità (per usare un eufemismo) è quello già sollevato da Alessandro Giuliani che in suo articolo, commentando la proposta, evidenzia su questa testata: “gli insegnanti e il personale Ata quando potranno fruire dei 32-36 giorni di ferie previsti dal contratto collettivo nazionale se ad agosto dovranno ancora fare lezione?”. Già, i 32 giorni di ferie e i 4 di “festività soppresse”. Ma forse per Gavosto sono dettagli marginali!
Immaginate tra l’altro… la grande gioia degli alunni stessi che dovrebbero passare luglio e agosto fra i banchi, magari con temperature di 40 gradi, dopo aver sofferto il lockdown e le necessarie restrizioni causate dall’emergenza sanitaria!
Ma c’è un altro aspetto che Gavosto non considera: con le scuole aperte in estate non ne risentirebbe ulteriormente un settore trainante per la ripresa economica quale quello del turismo? E anche l’indotto che ruota intorno al turismo, settori che hanno già inevitabilmente sofferto in modo particolare in questo periodo emergenziale. Sempre che in estate ci siano le condizioni per spostamenti sicuri, perché ovviamente in caso contrario non si potrà tollerare di assistere ad un altro “liberi tutti” come purtroppo si è di fatto verificato in qualche caso l’estate scorsa (ma questo è un altro discorso).
A tal proposito voglio citare integralmente una riflessione sulla pagina facebook de La Tecnica della Scuola fatta da un lettore, A. R., a commento della notizia riguardante la proposta di Gavosto: “il bello è che a far finire inevitabilmente nel cestino queste chiacchiere da bar non saranno dotte e legittime disquisizioni pedagogiche o giuste rivendicazioni sindacali o semplici considerazioni di buon senso pratico, ma le proteste (comprensibili) dell’economia legata al turismo, che vorrà recuperare in estate quello ha perduto in un lungo periodo di sofferenza: un bel caso di eterogenesi dei fini”.
Ma forse il direttore della Fondazione Agnelli non ha presente il problema perché i suoi “referenti economici” più prossimi non fanno parte del comparto turistico ma di un altro settore imprenditoriale. O più semplicemente era un po’ di tempo che la suddetta Fondazione “non spargeva perle di saggezza” ed è sembrato il momento di riprendere una vecchia tradizione.
Un altro lettore ironizza sull’allungamento delle lezioni in estate: “con 1/3 dei docenti precari a contratto fino al 30/06”. E una lettrice mette in rilievo che adesso la scuola è sulla bocca di tutti e tutti si sentono autorizzati a dare “sentenze” e “soluzioni”, magari a discapito di chi nella scuola opera quotidianamente e ne conosce i problemi: “tutti a parlare di scuola quando per oltre 20 anni se ne sono fregati, tagliando a più non posso, lasciandoci con un contratto scaduto da oltre 10 anni e tanto altro. Ora improvvisamente anche gli asini (chiedo scusa agli asini) parlano e sentenziano”.
Insomma la proposta della Fondazione Agnelli è “irricevibile”, come quasi tutte le altre formulate in passato! E per fortuna la scuola non è ancora un’azienda. Che non lo diventi dipende da voi, docenti e personale scolastico tutto, e dai vostri rappresentanti sindacali.
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