Egregio Direttore,
siccome le Province hanno un ruolo privilegiato nel controllare se i fondi del piano per l’edilizia scolastica, promosso dal Governo Renzi, arriveranno davvero, posso già anticiparvi che lo scenario prospettato in queste settimane con enfasi ed entusiasmo è diverso nella realtà dei fatti.
Il piano prevede tre sezioni: per la sezione “scuole sicure”, se le lungaggini burocratiche lo consentiranno, la nostra Provincia, che gestisce 27 edifici scolastici, potrà spendere la “roboante” cifra di 175.000, realizzando alcuni piccoli interventi conclusivi per ottenere tre certificati di prevenzione incendi. Tutto paralizzato, invece, sul fronte dello sblocco dal patto di stabilità: parliamo di più di 4 milioni di Euro! Questo accade perché il Governo, con la recentissima conversione in legge del D.L. 66 (cd. “bonus irpef”), non ha voluto tenere in considerazione i due milioni e mezzo di studenti italiani che frequentano le scuole secondarie superiori, istituti la cui gestione è di esclusiva competenza delle Province italiane. Quindi, da un lato il Governo concede le briciole, dall’altro tiene fermi la stragrande maggioranza dei progetti sull’edilizia delle scuole secondarie superiori a gestione provinciale. Va detto che da più di due mesi, l’Unione Province italiane ha consegnato al Governo un monitoraggio completo con l’elenco di progetti di investimento necessari per le oltre 5.000 scuole superiori italiane. Tante parole, facili rassicurazioni, ma nessun segnale concreto per correggere “l’errore”.
Dalla sezione “scuole nuove” le Province sono state invece escluse a priori; va detto, poi, che, nella sezione “scuole belle”, non è assolutamente vero che arrivano contributi a Comuni e Province, ma viene semplicemente finanziata la cassa integrazione per i collaboratori scolastici (‘bidelli’) dipendenti di cooperative dei global service risultati in esubero. Insomma, prima il Governo lascia a casa i lavoratori, poi li richiama per fare le piccole manutenzioni. Per i 27 edifici superiori della nostra provincia, ad esempio, se fortunati, dovrebbero rientrare “ben” due persone: difficile immaginare scuole più belle con (forse) due persone che gestiscono per metà giornata e per qualche mese una mole immensa di patrimonio scolastico.
Quindi i Comuni beneficiari saranno non 22 come si legge nell’elenco del Governo, ma solo 10. Mi spiace dare questa notizia, ma è giusto che qualcuno dica finalmente la verità e non illuda tanti sindaci con false promesse.
Tuttavia c’è di peggio. Il cd. bonus irpef ha infatti scaricato parte del costo dei “famosi” 80 euro non solo sui Comuni (costretti ad aumentare le tasse e ridurre i servizi), ma anche sulle Province, molte delle quali già costrette ad azzerare i servizi e portare il bilancio verso il default. Con quest’ultimo provvedimento, che porta al 99,30% la riduzione dei trasferimenti erariali da inizio del nostro mandato nel 2011, non c’è più scampo: o lo Stato si riprenderà i costi per garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico (circa 3 milioni di euro), o dovremo arrenderci davanti all’evidenza dei numeri ed assistere all’inevitabile destino del dissesto “guidato”.
E’ giusto sapere che, continuando a tagliare sulle Province con la scusa dell’abolizione e bloccando non solo i più ampi interventi di messa in sicurezza ma l’ordinaria manutenzione, le scuole non diventeranno più belle e sicure, ma aumenterà solamente il degrado. Ed è bene che studenti, professori e famiglie conoscano una verità scomoda ma esplosiva che, confidiamo, anche grazie al vostro aiuto, un giorno potrà essere raccontata.
Cordialmente
IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI VERCELLI
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