L’anno scolastico appena iniziato si porta dietro vecchi problemi e più recenti contraddizioni. La scuola media statale dell’isola di Ventotene, ad esempio rischia seriamente di chiudere. Nonostante i numerosi appelli del sindaco Santomauro e i diversi progetti presentati dalla piccola comunità, la situazione al momento sembra in pieno stallo.
Anche la possibilità di accogliere migranti per riempire le aule della scuola, proposta che aveva riportato anche il nostro giornale giusto un anno fa, non è stata presa in considerazione.
I due ragazzi che frequentavano la scuola hanno infatti terminato il ciclo di studi e andranno alle superiori, mentre l’unica bambina che avrebbe dovuto iscriversi quest’anno si è trasferita a Formia con la sua famiglia.
Così, se entro fine settembre non si registreranno nuove iscrizioni, la scuola media rischierà la chiusura definitiva.
Il consigliere comunale Aurelio Matrone, su una pagina locale, lancia l’appello a futuri nuovi cittadini “Spero che entro il 30 settembre qualche famiglia si trasferisca sull’isola, in modo che la scuola possa continuare a restare aperta. Qui si vive in maniera diversa, ma è sicuramente una vita a dimensione d’uomo. Stesso discorso per l’insegnamento: il fatto di avere pochi alunni significa anche poter offrire un’attenzione maggiore”.
Si attende ora l’intervento della Regione, che aveva già promesso di intervenire con possibili soluzioni, per evitare non solo la chiusura delle scuole, ma anche il relativo spopolamento dell’isola.
È davvero strana la situazione del nostro Paese: per una scuola che fa fatica a popolarsi, esiste un esercito di neo laureati che lasciano l’Italia.
Una emorragia in crescita purtroppo secondo i dati di Istat. Nel 2016, il saldo migratorio dei giovani laureati italiani non solo è stato negativo, con la perdita di circa 10mila “cervelli”, ma ha rappresentato quasi il doppio di quello registrato nel 2012: il rispettivo tasso risulta pari a -4,5 per mille laureati residenti (era -2,4 per mille quattro anni prima).
Il nostro Paese vede così proseguire la perdita di giovani altamente qualificati, con competenze specialistiche e skill avanzati, nonostante momenti di leggera ripresa economica come quella fatta registrare nel 2015.
Il dato ancora più allarmante è che tutte le Regioni sono in saldo migratorio di laureati italiani in negativo con alcune regioni del nord che approfittano del flusso migratorio proveniente dalle regioni del Sud per avere numeri leggermente migliori.
Tutto questo accade, mentre il nostro Paese spende circa il 4% del PIL (stime Ocse) per l’intero ciclo di istruzione dei suoi cittadini (comunque molto meno di altri Paesi moderni): quasi 69 miliardi di euro, pari a circa 20 volte la famigerata Imu-Tasi sulla prima casa abolita qualche anno fa.
In sostanza, viviamo un quadro negativo dove l’investimento cospicuo di stato e famiglie per formare capitale umano qualificato, che ricordiamolo è portatore di innovazione e di creatività motore portante di una nazione fondata sul lavoro, in buona sostanza spesso si rivela una somma che va in gran parte persa.
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