Quando l’attività didattica in classe è sospesa per via del Covid moltissime famiglie affidano i figli ai nonni. Lo sapevamo, adesso abbiamo la certezza. A fornirla è l’Istituto nazionale di previdenza, il quale ha spiegato che le famiglie che hanno chiesto il bonus baby sitter previsto per la cura dei bambini rimasti a casa, a causa dell’emergenza Covid-19, in molti casi hanno “ingaggiato” direttamente i nonni.
I numeri dell’Inps
Il dato è contenuto nell’approfondimento dell’Inps sui servizi a sostegno della famiglia per fronteggiare la chiusura delle scuole a causa della pandemia, secondo il quale su 556.348 baby sitter pagati con il libretto famiglia con il bonus, 339.252 avevano oltre 60 anni.
“C’è un’evidenza sorprendente: – scrive l’Istituto – i baby-sitter sono in maggioranza anziani. Infatti il 61% ha almeno 60 anni, il che significa che presumibilmente si tratta di nonni”.
Il bonus previsto dal governo raggiungeva i 1.200 euro (2.000 per alcune categorie di lavoratori come i sanitari) e la media del pagamento è stato di 1.195 euro.
Complessivamente, l’Inps ha ricevuto oltre 1,3 milioni di domande per bonus baby sitter e la partecipazione a centri estivi tra marzo ed agosto 2020 e ne ha accolte oltre un milione (1.078.173) per oltre 815 milioni di euro.
Inoltre, sempre l’Inps ha segnalato che nello stesso periodo sono state accolte 310.142 richieste di congedo parentale con causale Covid per la grande maggioranza arrivate da donne (243.358), mentre gli uomini che hanno chiesto di astenersi dal lavoro per prendersi cura dei figli sono stati 66.784.
Il rischio non calcolato
L’affidamento ai nonni degli alunni in DaD, quindi, risulta più che doppio rispetto all’accudimento diretto dei genitori.
Il problema è che questa decisione cozza non poco con i pericoli derivanti dai contagi. Premesso che da ormai un anno le istituzioni sconsigliano di affidare i bambini alle cure degli anziani, il quadro si è complicato ulteriormente a seguito dell’arrivo delle varianti Covid.
Galli: i giovani portano il virus a genitori e nonni
“La situazione si complica e siamo sempre all’inseguimento del virus”, ha detto oggi l’infettivologo Massimo Galli, intervistato da La Stampa.
“È da fine dicembre che parliamo della variante inglese, più contagiosa del 40% come la brasiliana, e ora sta diventando prevalente. Le scuole e i ritrovi di giovani – ha sottolineato il professor Galli – sono stati un volano per la terza ondata. I ragazzi si ammalano meno degli adulti, ma con le varianti si contagiano di più (fino a cinque volte rispetto a prima, ndr) e portano il virus a genitori e nonni”.
Gli ospedali si stanno riempiendo? “La catena del contagio sta arrivando ai più fragili. Ci possono essere dei giovani, ma sono soprattutto anziani”, ha puntualizzato il virologo.
Le domande a chi governa
I giovani, quindi, contagiano facilmente i nonni. I quali, per via dell’età avanzata e la convivenza con patologie, sono così particolarmente esposti ai rischi peggiori derivanti dal contagio da Covid.
Viene quindi da chiedersi: perché il governo non impone l’incompatibilità nonni-nipoti?
Per quale motivo non comunica all’Inps che gli over 60-65 non possono essere destinatari in qualità di baby sitter pagati dallo Stato con il bonus famiglia?