I costi sociali e culturali legati alla mancanza della scuola in presenza per gli studenti più grandi sono ampiamente sottovalutati e avranno conseguenze importanti nel medio e nel lungo periodo: lo sostiene la sociologa Chiara Saraceno in un suo intervento pubblicato su Repubblica.
“Questa sottovalutazione dei costi per i più giovani – sostiene la professoressa Saraceno – può condurre anche a scelte miopi sulle priorità nella vaccinazione anti-Covid 19. Per evitare che le/gli adolescenti e giovani spargano il contagio sarebbe più efficiente vaccinarli per primi, dopo gli operatori sanitari, insieme ai loro insegnanti”.
“Dato che hanno una mobilità e socialità mediamente maggiore dei vecchi – aggiunge – si raggiungerebbe prima l’immunità di gregge che non dando priorità ai ‘grandi anziani’ come me, che tutto sommato possono continuare a proteggersi ancora per un po’, mentre potrebbero riprendere a frequentare in sicurezza i nipoti”.
Secondo la proposta di Chiara Saraceno sarebbe dunque opportuno vaccinare subito gli studenti delle secondarie di secondo grado (due milioni e mezzo circa) nonché i docenti e il personale Ata delle stesse scuole (non meno di 400mila in tutto). Per ottenere risultati apprezzabili il programma dovrebbe però essere avviato e concluso in tempi rapidi (pochissime settimane al massimo).
Il programma peraltro dovrebbe fare i conti con il problema, tuttora non risolto, dell’eventuale obbligo di vaccinazione anche perché per il momento le perplessità di docenti e studenti sono più che evidenti: nei diversi sondaggi fatti in queste settimane, anche dalla nostra testata, non pare che studenti e docenti siano particolarmente entusiasti di essere vaccinati.
Ma la propensione a vaccinarsi potrebbe anche cambiare nelle prossime settimane se si dovessero riscontrare effetti benefici dopo le prime somministrazioni fra il personale sanitario.
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