La gestione nella emergenza del coronavirus che ha comportato la sospensione delle attività didattiche in tutt’Italia, ha messo in moto la macchina della “didattica a distanza” dando prioritaria importanza alle nuove tecnologie della comunicazione. In questi giorni, fino al 15 marzo i docenti dovrebbero condividere lezioni, materiale didattico con gli alunni, caricare sulle piattaforme elaborati e compiti che gli stessi alunni dovrebbero svolgere a casa.
Ma le scuole di tutt’Italia sono attrezzate per la formula della didattica a distanza? Tutti gli alunni possiedono a domicilio una postazione del pc? Molti insegnanti si stanno attivando con l’invio di materiale didattico tramite WhatsApp, ma con questa modalità non si confligge con la privacy?
I docenti con la didattica a distanza “entrano” tra virgolette nelle case dei propri alunni e questo potrebbe essere comportare un giudizio da parte dei genitori nei confronti dei docenti e non che gli stessi giudicano gli alunni. Insomma si potrebbe creare un “conflitto” a distanza tra la scuola e la famiglia. Insomma la didattica a distanza potrebbe essere un’arma a doppio taglio?
Mario Bocola
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