Quasi sette milioni di alunni sono costretti svolgere la didattica a distanza, ma una parte di loro continua a recarsi a scuola per svolgere le Prove Invalsi 2021. La polemica è di qualche giorno fa: “decine di famiglie sono state costrette a mandare i figli in presenza a scuola nonostante il divieto imposto dall’ordinanza regionale in vigore”, scriveva l’edizione barese della Repubblica Ed in questi giorni ha fatto ancora più scalpore la presenza degli studenti scuola, perché da lunedì 15 marzo sono passate in rosso, quindi nella modalità della DaD, la stragrande maggioranza degli allievi.
Anche alle superiori la Circolare del Ministero del 19 febbraio ha specificato che i test Invalsi non costituiscono requisito per sostenere l’esame di Stato finale delle superiori. Ma nelle convocazioni delle scuole per lo svolgimento delle prove questo non è specificato. E la presenza si intende praticamente obbligatoria.
Dall’istituto Invalsi confermano l’alta adesione: oggi l’istituto nazionale di valutazione ha fatto sapere che sono state finora 226.400 le prove Invalsi sostenute dai ragazzi dell’ultimo anno delle superiori che quest’anno sosteranno gli esami di maturità.
Sempre l’Invalsi ha aggiunto che “le scuole si sono impegnate al massimo”. Solo nella giornata di ieri le prove svolte sono state ben 18.600.
Sembra che i dirigenti scolastici abbiano giustificato la convocazione degli studenti come una richiesta esplicita arrivata dal ministero dell’Istruzione, poiché si tratterebbe di un’attività di laboratorio, quindi consentita dalla stessa ordinanza regionale.
Sarebbe bene che dal dicastero di Viale Trastevere giungano chiarimenti in merito: se il pericolo di trasmissione del Covid è alto, come dimostrano i dati epidemiologici di undici Regioni, come mai per svolgere le prove Invalsi (non necessarie) si dà licenza agli studenti di recarsi a scuola?
Per quale motivo, allora, non si fa attua lo stesso metro (magari per piccoli gruppi) anche per garantire lezioni di importanti e basilari discipline curricolari?
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