In occasione della Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che si terrà il prossimo 10 settembre, sono stati commentati dalla SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, i dati post Covid dei giovani con comportamenti autolesivi, ma anche quelli suicidari.
Come riporta Repubblica, il 27% in più, rispetto al periodo pre Covid-19, di ragazzi e e ragazze che “si tagliano”, presenta pensieri inerenti il suicidio o mette in atto tentativi di suicidio.
Elisa Fazzi, presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, SINPIA e direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia spiega: “I comportamenti autolesivi nel loro insieme vedono concorrere nella loro manifestazione aspetti legati alla predisposizione individuale cui si associano importanti componenti legate al contesto e all’ambiente familiare e sociale”.
Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù di Roma, commenta: “Siamo di fronte a una vera e propria emergenza psichiatrica”. Sempre al Bambino Gesù sono stati registrati 387 casi nell’ultimo anno per tentato suicidio e ideazione suicidaria. Età media 15 anni, il 90% ragazze.
In Italia l’incidenza dei disturbi neuropsichici dell’età evolutiva è in aumento. Colpiscono quasi 2 milioni di bambini e ragazzi, tra il 10 e il 20% della popolazione nella fascia di età 0-17 anni, con manifestazioni molto diverse tra loro per tipologia, decorso e prognosi.
Per rispondere alle richieste di aiuto dei più giovani e delle loro famiglie l’ospedale romano ha predisposto un percorso clinico di alta assistenza per l’autolesionismo e la prevenzione del suicidio in età evolutiva. Il servizio, attivato in collaborazione con varie ASL della Regione Lazio, è integrato da una linea telefonica “Lucy” 06.6859.2265 per le consulenze psicologiche urgenti, attiva tutti i giorni 24 ore su 24.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha osservato che la malattia psichiatrica non è l’unico fattore di rischio: la pandemia da Covid-19 ha acuito e accelerato un trend che era già in aumento negli anni precedenti. Ai ragazzi nei lunghi mesi di lockdown e chiusura delle scuola sono venuti a mancare fattori protettivi, come il supporto della comunità e le relazioni sociali con coetanei. Recenti studi evidenziano anche nuovi scenari epidemiologici come l’emergenza di una correlazione tra suicidalità e bullismo/cyberbullismo, in particolare per categorie maggiormente a rischio di discriminazione.
Rosamaria Siracusano, responsabile di Psichiatria della Sinpia e dirigente della Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile dell’Azienda Ospedaliera Federico II di Napoli dà delle indicazioni su come fare prevenzione: “Si deve realizzare attraverso più metodi con solide basi scientifiche, a più livelli: a livello del singolo individuo e della sua famiglia, ma ancor più della comunità, della società e, a livello più ampio, delle nazioni. Servono politiche di prevenzione a livello nazionale con un approccio che tenga conto dei potenziali fattori di rischio a livello sociale, economico e relazionale”.
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