In 40 giorni sono state “almeno 286 le scuole pugliesi toccate da casi Covid”: è questa una delle motivazioni che ha portato il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, alla chiusura di tutte le scuole (tranne quelle d’infanzia) dal prossimo venerdì 30 ottobre, con le attività in presenza che “saranno possibili solo per i laboratori e per le esigenze di frequenza degli alunni con bisogni educativi speciali”.
“Eppure in Puglia la scuola è iniziata il 24 settembre, ben 17 giorni dopo altre regioni”, ricorda Emiliano.
Il presidente rilascia numeri allarmanti: “i dati ci dicono che sono almeno 417 gli studenti risultati positivi e 151 i casi positivi tra docenti e personale scolastico”.
La decisione di chiudere la didattica in presenza “tiene conto anche dell’appello dei pediatri pugliesi”, che oggi avevano sollecitato uno stop di due settimane.
“Ci auguriamo che i dati epidemiologici consentano al più presto il ritorno alla didattica in presenza”, sottolinea comunque Emiliano.
In una lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte, il presidente della Puglia coglie “l’occasione per sottolineare le sconcertanti affermazioni di consulenti sanitari nazionali relative alla Campania e che risultano assolutamente intollerabili a fronte dei ritardi gravissimi con cui il governo ha affrontato le questioni che riguardano la nostra Regione”.
Emiliano sostiene di continuare “a registrare in particolare posizioni tanto irresponsabili quanto scollegate da ogni valutazione epidemiologica in relazione al mondo della scuola”.
Nel corso della giornata contro una eventuale chiusura delle scuole primarie si era dichiarata l‘Associazione culturale pediatri: in occasione del congresso Acp, svolto il 28 ottobre, è stato detto che una eventuale chiusura delle attività scolastiche anche alla primaria metterebbe ancora più a rischio la salute fisica e mentale dei più piccoli e delle loro famiglie.
L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, assessore regionale alla sanità, dà invece piena ragione al governatore pugliese: “Dai dati rilevati dai dipartimenti di Prevenzione – spiega – emerge un notevole incremento dell’andamento dei contagi correlati a studenti e personale scolastico degli istituti di ogni ordine e grado. Ciascun evento di positività attiva un ingente carico di lavoro sul servizio sanitario”.
Lopalco ricorca che “essendo i soggetti inseriti in una classe, uno studente positivo genera almeno una ventina di contatti stretti più quelli familiari. Se ad essere positivo è un docente che ha in carico più classi, questo numero si moltiplica ulteriormente”.
“Tradotto – conclude l’assessore – significa: migliaia di persone in isolamento fiduciario di almeno 10 giorni per contatto stretto, con tutti i disagi a carico delle famiglie specie quando sono i più piccoli a essere messi in quarantena. Ma significa anche migliaia di ore di lavoro per gli operatori dei dipartimenti di prevenzione, perché devono effettuare i tamponi, la sorveglianza sanitaria e le attività di tracciamento”.
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