Il ministro dell’istruzione Lucia Azzollina, nella seduta di giovedì 26 marzo, in Aula al Senato ha reso l’informativa sulle iniziative concernenti la prosecuzione dell’anno scolastico in corso. La diffusione dell’epidemia da coronavirus ha dato luogo a una emergenza sanitaria di rilevanza globale. Sin dai primi casi di contagio manifestatisi nel nostro Paese, attraverso l’emanazione dei necessari provvedimenti recanti disposizioni di contrasto all’emergenza, il Governo ha inteso operare scelte, tutte ponderate e molto dolorose, finalizzate a contenere il più possibile il carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia sul territorio nazionale.
La Ministra ha ringraziato le comunità scolastiche nelle regioni delle prime zone rosse che, pur nello sconforto per le perdite subite, hanno continuato a reagire. Lì la scuola non solo non si è fermata, ma ha saputo anche supportare i propri studenti e le proprie studentesse dal punto di vista emotivo.
Dopo i vari ringraziamenti la Ministra, ha ritenuto opportuno operare una rapida rassegna delle misure sin qui adottate grazie ai provvedimenti – decreti-legge e decreti del Presidente del Consiglio dei ministri – emanati per contenere la grave emergenza epidemiologica con specifico riferimento al sistema nazionale di istruzione.
In ordine temporale inverso, il decreto-legge n. 19 del 2020, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, prevede in generale che possano essere adottate misure restrittive per periodi determinati di durata non superiore a trenta giorni, reiterabili e modificabili. Tra le misure adottabili, il decreto-legge dispone la sospensione di tutti i servizi educativi e scolastici, ferma la possibilità di svolgere attività a distanza e la sospensione dei viaggi d’istruzione. Prevede anche la limitazione della presenza fisica dei dipendenti negli uffici amministrativi e dispone la limitazione o sospensione delle procedure concorsuali, ferma restando la possibilità di procedere all’emanazione dei bandi di concorso. Espressamente sollecita poi i datori di lavoro a predisporre modalità di lavoro agile.
Già il decreto-legge n. 18 del 2020 ha previsto che, durante la sospensione dei servizi educativi e scolastici, le pubbliche amministrazioni forniscano prestazioni individuali, avvalendosi del personale disponibile già impiegato in tali servizi e dipendente da soggetti privati che operano in convenzione, concessione o appalto.
Lo stesso decreto-legge ha previsto che le scuole si dotino dei materiali per la pulizia straordinaria dei locali, nonché di dispositivi di protezione e igiene personali. Al riguardo la Ministra ha annunciato di aver firmato nella mattinata di giovedì 26 marzo, il decreto ministeriale di ripartizione tra le istituzioni scolastiche delle risorse per un totale di 43,5 milioni di euro.
Il decreto ministeriale attuativo, ripartisce tra le istituzioni scolastiche le risorse, con particolare attenzione a fare in modo che i 70 milioni per i dispositivi digitali e la connettività intercettino maggiormente il fabbisogno delle scuole con popolazione scolastica in situazioni socio-economiche di maggior deprivazione, quindi più bisognose di dispositivi digitali per la didattica a distanza da dare in comodato d’uso gli studenti. Si è tenuto conto infatti non solo del numero degli studenti, ma anche e soprattutto della loro condizione socio-economica allo scopo di supportare in termini di eguaglianza sostanziale quelli che ne hanno più bisogno, nel massimo rispetto dell’articolo 3, comma 2, della nostra Costituzione. Nello stesso decreto, inoltre, sono previste le procedure per l’assegnazione della dotazione organica aggiuntiva di assistenti tecnici informatici direttamente agli uffici scolastici regionali, da ripartire poi per scuole polo regionali.
Il decreto-legge citato ha previsto uno specifico stanziamento di 85 milioni di euro per l’anno 2020, al fine di consentire alle istituzioni scolastiche di dotarsi immediatamente di tutti gli strumenti utili per l’apprendimento a distanza e agli studenti meno abbienti di poterne fruire. Ha anche disciplinato le modalità di acquisto delle piattaforme e dei dispositivi necessari alla didattica a distanza. Inoltre, il Ministero dell’istruzione assegna comunque alle istituzioni scolastiche statali le risorse finanziarie per i contratti di supplenza breve e saltuaria.
Con il decreto-legge n. 9 del 2 marzo 2020 abbiamo garantito la presa di servizio di collaboratori scolastici, già LSU, nei territori colpiti dall’emergenza in modo da non pregiudicare in alcun modo il processo di internalizzazione di questi lavoratori. A seguito della sospensione dei viaggi e iniziative di istruzione, confermata dal decreto-legge n. 19, si applicassero quanto previsto dall’articolo 41, comma 4, del decreto legislativo 23 maggio 2011 n. 79, in ordine al diritto di recesso del viaggiatore prima dell’inizio del pacchetto di viaggio, nonché l’articolo 1463 del codice civile, prevedendo che il rimborso potrà essere effettuato anche mediante l’emissione di un voucher di pari importo da utilizzare entro un anno dall’emissione.
Altra misura altamente significativa nel provvedimento in questione è inoltre quella che sancisce la conservazione della validità dell’anno scolastico 2019-2020. L’articolo 32 del decreto-legge n. 9 recita: «qualora le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione non possano effettuare almeno duecento giorni di lezione a seguito delle misure di contenimento del Covid-19, l’anno scolastico 2019-2020 conserva comunque validità anche in deroga a quanto stabilito dall’articolo 74 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297».
E’ stato disposto che sono del pari decurtati, proporzionalmente, i termini previsti per la validità dei periodi di formazione e di prova del personale delle istituzioni scolastiche e per il riconoscimento dell’anzianità di servizio.
La Ministra è poi passata, ai diversi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) i quali hanno integrato il quadro normativo necessario ad affrontare la situazione emergenziale, anche per quanto concerne l’istruzione. In particolare, il DPCM del 22 marzo 2020 conferma la sospensione dei servizi scolastici sino al 3 aprile 2020 e si applica cumulativamente alle disposizioni di cui al DPCM dell’11 marzo 2020, nonché a quelle previste dall’ordinanza del Ministro della salute del 20 marzo 2020, i cui termini di efficacia, già fissati al 25 marzo 2020, sono prorogati al 3 aprile 2020. Con il DPCM del 4 marzo 2020 era stata prevista la sospensione, per tutto il territorio nazionale, sino al 15 marzo 2020, dei servizi educativi per l’infanzia, delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore. Già in quell’occasione era stato previsto che, per tutta la durata della sospensione, i dirigenti scolastici attivassero modalità di didattica a distanza. Tali previsioni, unitamente a quelle contenute nei DPCM del 23, del 25 febbraio e del 1° marzo 2020 hanno comunque cessato di avere effetti l’8 marzo 2020, come disposto dall’articolo 5 del DPCM dell’8 marzo 2020, che ha esteso e generalizzato sino al 3 aprile la sospensione dei servizi educativi e ogni altro profilo ad essa connesso.
Dunque, come emerge da questa breve ricognizione normativa, in una situazione così difficile il Governo ha dovuto operare scelte importanti e complesse, impedendo, allo stato attuale, la presenza a scuola degli studenti, delle loro famiglie e dei docenti e riducendo la presenza del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) e dei dirigenti scolastici, limitandola alle sole attività ritenute indifferibili. Questo per contenere il contagio. La Ministra ha ribadito con chiarezza un aspetto fondamentale: si tornerà a scuola se e quando, sulla base di quanto stabilito dalle autorità sanitarie, le condizioni lo consentiranno. Tuttavia, il servizio di istruzione è un servizio pubblico essenziale, costituzionalmente garantito. Per questo abbiamo subito sollecitato l’attivazione di forme di didattica a distanza, con l’obiettivo di garantire il diritto allo studio, ma anche e soprattutto la vicinanza ai nostri studenti e alle nostre famiglie.
L’emergenza sanitaria da coronavirus, come noto, ha un impatto ormai globale, ma questo vale anche per la scuola. Più di tre quarti della popolazione studentesca mondiale è interessata da questa crisi. Si tratta di un numero spaventoso: 1,5 miliardi di studenti nel mondo, in questo momento, non sta andando a scuola. Si tratta di una sfida senza precedenti, che dobbiamo raccogliere e lo stiamo facendo come Paese, in raccordo con l’Unione europea e con l’UNESCO.
Il Ministero ha attivato, il 27 febbraio, una pagina con tutte le informazioni per la scuola sull’emergenza coronavirus, con sezioni dedicate alla consultazione delle norme, alle domande frequenti, con link utili per gli aspetti sanitari, poi il 2 marzo abbiamo aperto una pagina web dedicata alla didattica a distanza, offrendo l’accesso gratuito a piattaforme dedicate, a webinar per i docenti e i dirigenti, per il personale, realizzati in collaborazione con INDIRE, l’istituto che fa ricerca didattica nel Paese, a materiali utili per le lezioni. Abbiamo anche attivato delle call pubbliche per tutti gli operatori pronti a supportarci con sistemi informatici e device. Il 18 marzo abbiamo ampliato ulteriormente questo lavoro, inserendo anche una sezione per l’inclusione scolastica a distanza, a sostegno della didattica importantissima per i ragazzi con disabilità. Fin dalle prime mosse di questo lavoro, abbiamo registrato una gara di solidarietà e generosità operativa tra tutte le scuole del Paese, tra docenti, personale ATA, dirigenti scolastici e tra gli stessi alunni. Attraverso le reti professionali, i social media e i siti delle scuole, abbiamo registrato migliaia di disponibilità a effettuare interventi e azioni concrete da parte di scuole che intendevano mettersi a disposizione di altre scuole.
Di fronte a una situazione di grande delicatezza, che non ha precedenti nella storia repubblicana e che gradualmente si è trasformata, per alcuni territori in particolare, in una vera e propria tragedia umanitaria, la scuola ha risposto e sta ancora rispondendo in maniera solida e coesa, dimostrando senso di appartenenza, senso di responsabilità, di disponibilità senza precedenti ad operare in emergenza.
Attraverso un’apposita nota ministeriale, la n. 388 del 17 marzo 2020, il Ministero dell’istruzione ha ritenuto di orientare le scuole sistematizzando quanto nella loro piena autonomia avevano realizzato fin dal principio dell’emergenza, con il fine di ricondurre tutte le esperienze e le attività svolte in un contesto di piena sostenibilità giuridica e amministrativa e di garantire, per quanto a ciascuno possibile, uniformità nell’azione didattica, anche nell’ottica della completa spendibilità delle attività svolte a distanza ai fini della validità dell’anno scolastico. Tutte le scuole infatti godono di autonomia garantita dalla Costituzione. Ciascuna ha affrontato l’emergenza a proprio modo, chi più coraggiosamente, chi con più incertezze ed ogni reazione istituzionale – credetemi – noi l’abbiamo compresa e supportata, proprio perché sicuramente scaturita dalle richieste dei territori, dagli alunni e dalle loro famiglie.
Il principio che ci muove, sin dal primo momento, è far sì che nulla, ma proprio nulla di quanto faticosamente realizzato dai docenti italiani dall’erompere dell’emergenza possa essere perduto, perché magari non rispondente a un codice di condotta già conosciuto o sperimentato. Differentemente, noi intendiamo valorizzarlo e non perderlo, farne una ricchezza e, se possibile, un elemento che ci racconti la crescita dei nostri allievi in un momento complesso come quello che stiamo vivendo.
Così, tenendo sempre saldo questo principio all’interno della predetta nota ministeriale, abbiamo suggerito e chiarito, semplificando al massimo per motivi di opportunità, cosa si intende per “attività didattica a distanza”, indicando gli strumenti validi, le metodologie, ma soprattutto gli elementi necessari affinché un’attività possa essere considerata didattica a tutti gli effetti: l’interazione docente-alunno che accompagni la costruzione del sapere, ma che dia anche senso e risposta alle domande esistenziali che gli alunni, soprattutto i più piccoli, si pongono in un contesto nel quale colgono direttamente e indirettamente segnali che li disorientano; i provvedimenti che le istituzioni scolastiche, nel rispetto della normativa vigente in materia, se non lo hanno già fatto, devono adottare per garantire il diritto alla privacy degli studenti e delle famiglie; una serie di azioni volte a rimodulare la progettazione delle attività di inizio anno sulla base delle nuove e attuali esigenze, adattandole alla didattica a distanza, possibilmente senza che diventi un ulteriore aggravio per le famiglie; le azioni di coordinamento che le scuole, attraverso i singoli docenti e i consigli di classe, hanno dispiegato per garantire anche agli alunni con disabilità, con DSA o con bisogni educativi speciali non certificati, di essere pienamente inclusi nelle attività a distanza, così come per le situazioni di alunni ricoverati presso strutture ospedaliere o in cura presso la propria abitazione, nonché per gli alunni che versano in condizioni di detenzione. E ancora, indicazioni puntuali sulla valutazione delle attività distanza, lasciando libertà ai docenti di esercitare la valutazione, contemperando, secondo un criterio di tipo formativo, le diverse necessità di acquisire elementi valutativi per ciascun alunno. Inoltre, attiveremo a breve un apposito servizio a livello nazionale di help desk a distanza apposito, a supporto delle istituzioni scolastiche.
La configurazione concettuale e concreta dell’attività a distanza rappresenta una sfida e al contempo un’opportunità, nella quale anche noi ci sentiamo chiamati in prima linea. Sentiamo fortissima la responsabilità di rispondere alle aspettative che la società intera ripone nei confronti della scuola, quale avamposto essenziale dello Stato presente nei territori, specie se marginali, e quale presidio fondamentale di supporto.
Per poter meglio indirizzare le risorse alle aree del Paese più carenti di dispositivi digitali e di connettività, è stato predisposto un monitoraggio delle singole scuole in continuo aggiornamento, grazie al quale ci siamo proposti di conoscere in che modo esse abbiano reagito all’emergenza con la didattica a distanza, quali risorse siano state attivate, quante classi, quanti alunni coinvolti, se abbiano ricevuto aiuti da altre scuole o se invece l’aiuto lo abbiano fornito.
Di seguito alcuni dati raccolti: nonostante il periodo di grave difficoltà nella gestione dell’emergenza, il 93 per cento delle scuole italiane ha risposto al quesito con il quale si è svolto il monitoraggio.
Il 67 per cento delle scuole che hanno attivato l’attività a distanza prevede per essa specifiche forme di valutazione. Attualmente più di 6,7 milioni di alunni è raggiunto attraverso mezzi diversi da attività didattiche a distanza; l’89 per cento delle scuole ha predisposto attività e materiali specifici per gli alunni con disabilità; l’84 per cento ha predisposto attività e materiali specifici per gli alunni con DSA; il 68 per cento ha predisposto attività e materiali specifici per gli alunni con BES non certificati; il 48 per cento delle scuole svolto riunioni degli organi collegiali a distanza.
Nel il cosiddetto decreto cura Italia, all’articolo 121, le prime misure per favorire la continuità occupazionale dei docenti e del personale ATA con contratto a tempo determinato, ai quali abbiamo assicurato il naturale diritto alla proroga del contratto medesimo, anche qualora fosse giunto a naturale scadenza nel corso del periodo di emergenza sanitaria, a garanzia del diritto fondamentale ed essenziale all’istruzione e allo scopo di potenziare l’attività didattica a distanza. Come ribadito più volte, lavoriamo affinché nessuno perda il lavoro a causa del Covid-19.
La Ministra ha dichiarato che “seguiranno dunque nelle prossime settimane tutti i provvedimenti relativi alle decisioni che stiamo assumendo”. Verranno impartite a tutti nuove indicazioni operative, pertanto nessuno si senta nell’incertezza e, soprattutto tra gli studenti, viva in ansia per la scuola.
Nel frattempo il Ministero si è attivato anche con la RAI – grazie all’amministratore delegato Fabrizio Salini – allo scopo di potenziare l’offerta di contenuti utili per le scuole.
Il 24 marzo abbiamo è stato siglato una carta di intenti: ci saranno sul canale RAI scuola materiali per scuola-casa e RaiPlay, la piattaforma digitale della RAI, ha creato playlist ad hoc, elenchi di materiali per le istituzioni scolastiche fruibili anche da ragazzi e famiglie al di fuori della didattica a distanza, che rientrano nell’iniziativa «La scuola non si ferma», l’hashtag che il Ministero ha adottato per raccontare, da un lato, quanto sta avvenendo negli istituti e, dall’altro, rendere riconoscibili i materiali contenuti che ruotano attorno alla didattica a distanza e alla situazione che stiamo vivendo.
La Ministra Azzollina ha concluso che: “la collaborazione non si ferma qui: stiamo sviluppando altre iniziative che siano utili a scuola, studenti e famiglie.”
La senatrice Ronzulli (FIBP-UDC), ha fatto presente che la qualità dell’offerta didattica è molto diversa da Regione a Regione, tra città e provincia, tra istituti ricchi e scuole di periferia. C’è una grande differenza tra bambine e bambini che compilano questionari e prove online e quelli che invece sono costretti ad assistere a video casalinghi caricati su YouTube con il cellulare di mamma e papà. Non tutti i genitori hanno strumenti conoscitivi per sostenere i figli in questo momento così complesso e non tutti sono a casa con loro, perché magari lavorano nei settori considerati essenziali.
Il senatore Faraone (IV-PSI), ha invitato il Ministro, ad utilizzare lo strumento democratico per eccellenza, la TV. “Usiamola; sfruttiamo la TV pubblica, la RAI. Organizziamo, come stanno facendo in Spagna, videolezioni per tutti gli studenti dai sei ai sedici anni, coprendo tutta la fascia dell’obbligo: cinque ore al giorno per cinque giorni a settimana. Questo si può fare da subito.”
Il senatore Iannone (FdI), ha chiesto che le scuole paritarie possano usufruire degli ammortizzatori sociali, e l’estensione ad esse il credito d’imposta per le spese relative alle utenze e all’organizzazione della didattica a distanza.
Il senatore Moles (FIBP-UDC), ha dichiarato che è fondamentale che in Parlamento il Governo possa dire cosa ha intenzione di fare, ci vuole chiarezza, è bene che studenti, famiglie e docenti sappiano quali saranno le sue linee guida, le sue valutazioni e le sue decisioni.
Il senatore Verducci (PD), ha posto l’attenzione in particolare ai lavoratori autonomi, ai precari, ai senza tutele, a un artigiano, a una partita IVA, a un lavoratore della cultura, del turismo, dello spettacolo, in questo tempo in cui tutti i teatri sono chiusi, tutte le piazze sono chiuse. Il problema maggiore della didattica a distanza è non riuscire a raggiungere tutti gli studenti. Nonostante i dati, sappiamo che sono tantissimi (oltre un milione e mezzo) coloro che non vengono raggiunti e dobbiamo dare anche a loro la possibilità di non interrompere il percorso formativo perché l’anno scolastico va salvato innanzitutto per loro, come stiamo provando a fare. Dobbiamo riconoscere ai docenti di poter scegliere metodi e strumenti per dare le risposte più adeguate a questi bisogni pressanti. Sarebbe bello poter lavorare su piattaforme di videoconferenza che, anziché essere private, siano finalmente pubbliche e messe a disposizione dal Ministero, insieme alla RAI, come si sta facendo con un canale dedicato anche per gli esami di maturità, che dovranno essere fatti e dovranno essere seri per valorizzare i percorsi formativi di tutti e il titolo di studio. Servirà ripensare la valutazione pienamente formativa, assicurare la continuità didattica e mettere in sicurezza – questo è un rischio reale – l’avvio del prossimo anno scolastico. Anche per questo penso sia necessario un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazione dei docenti precari oltre i 24.000 che abbiamo detto. Per tutto questo servirà un tavolo permanente tra Governo e forze sociali e sindacali, una cabina di regia per avere la massima condivisione nell’affrontare tutte queste sfide. Le circolari e le note ministeriali da sole, infatti, non bastano.
Il senatore Pittoni (L-SP-PSd’Az), ha sottolineato che è necessario affrontare con la massima urgenza il problema della valutazione degli esiti finali dell’anno scolastico, per offrire un minimo di certezza a studenti e famiglie. Più complessa la soluzione per gli esami di Stato: la prova orale è ipotizzabile in videoconferenza, con il candidato che si collega a un indirizzo madre sul quale convergono anche i membri della commissione. La prova scritta potrebbe svolgersi con modalità simili all’ordinario, ma naturalmente in remoto, con spedizione del plico telematico contenente le prove d’esame agli studenti ad un’ora prefissata e collegamento video fisso con la postazione di ognuno di essi. Le commissioni provvedono successivamente alla valutazione in seduta collegiale virtuale. In alternativa, però, si potrebbe seguire l’esempio dell’Olanda, che ha già disposto la sostituzione dell’esame finale con la valutazione dei crediti conseguiti nel corso della carriera scolastica.
Per quanto riguarda l’avvio dell’anno scolastico 2020-2021, sarà fondamentale poter contare da subito su un corpo docente stabile e motivato. È venuto quindi il momento di superare ogni remora ideologica, stabilizzando coloro che possiedono un requisito di servizio precario in scuole statali, previsto dalla normativa comunitaria, facendo riferimento al periodo di servizio già prestato e ai titoli culturali e professionali posseduti. Suddetto personale, una volta immesso in ruolo, nell’anno di prova dovrà frequentare, con onere a carico dello Stato, un corso accademico abbreviato, finalizzato al conseguimento dell’abilitazione.
Il senatore Cangini (FIBP-UDC), ha affermato che il problema che bisogna affrontare e, nei limiti del possibile, risolvere è cercare di contenere il più possibile gli effetti e i danni di quel vuoto di formazione che inesorabilmente riguarda chi in questo momento dovrebbe essere a scuola e non può essere a scuola. Chiudere le scuole ovviamente era una necessità e un’urgenza; non si poteva fare altro. Signor Ministro, è evidente e lei stessa in parte ha riconosciuto (quando ha parlato di gap digitale si riferiva proprio a questo) che non tutte le famiglie hanno gli strumenti digitali. Il 25 per cento delle famiglie risulta che non li abbia e non tutte le scuole sono in grado di erogare questo servizio; esiste una differenza enorme tra nord e sud. Insomma, i nostri studenti rischiano di avere una lacuna enorme, grande e ampia nella loro formazione. “Ricordo a me stesso e a lei che nei primi anni Sessanta un illuminato Ministro della pubblica istruzione fece un accordo con un illuminato direttore generale della RAI: la RAI fece di fatto la scuola media in televisione e questo consentì a milioni di italiani di scolarizzarsi (non erano soltanto italiani in età scolare). Vedo che la Francia, per esempio, sta facendo qualcosa di simile in questo frangente, proprio per contenere i danni e gli effetti dei limiti alle libertà e ai doveri civili imposti da questa emergenza sanitaria.
Tre canali della televisione pubblica francese, in questo momento, il 2, il 4 il 5, stanno facendo una staffetta per offrire agli studenti francesi quella formazione che la scuola francese, evidentemente, non è in grado di offrire.
Mi chiedo, allora, perché la RAI no. Lei ha fatto riferimento ad accordi che avete sottoscritto con l’azienda televisiva di Stato italiana, ma nulla a che vedere con quello che sta facendo la Francia, evidentemente. Perché la RAI no? Perché vi ricordate l’esistenza di un servizio pubblico radiotelevisivo soltanto al momento di fare le nomine politiche? È una cosa che renderebbe onore alla RAI e che prenderebbe un servizio evidentemente necessario alla nazione.”
La senatrice Maiorino (M5S), ha dichiarato che, il ministro Azzolina ha dimostrato di essere ben consapevole del digital divide che ancora impedisce, ad alcune aree geografiche del nostro Paese, ad alcuni istituti scolastici o singole famiglie, di avvalersi appieno degli strumenti di didattica a distanza. “Ma questa esperienza sarà, ed è, la molla per superare questo gap. Le misure prese dal Governo vanno esattamente in questa direzione, a sostegno proprio di quegli istituti o territori dove certe modalità didattiche non erano mai state sperimentate prima o, addirittura, non erano disponibili. La scuola, dal vivo o a distanza, è il più grande strumento di libertà. Con il MoVimento 5 Stelle ne siamo più che consapevoli e siamo pronti, come parlamentari e come forza politica nel suo insieme, a dare tutto il nostro supporto per rafforzare ogni azione a sostegno della comunità scolastica, a partire dalle ulteriori misure che si potranno rendere necessarie a gestire questa emergenza, ma guardando soprattutto al futuro con fiducia. Sappiamo che il Ministero sta affrontando questa inedita situazione mettendo in campo ogni mezzo possibile per garantire la continuità didattica e il regolare svolgimento degli esami di Stato. Siamo e sono certa che la scuola italiana uscirà da questa esperienza, ora certamente piuttosto traumatica, arricchita e più efficace di prima”.
Il Presidente ha dichiarato chiusa la discussione sull’informativa del Ministro dell’istruzione.
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