Sulla data di ritorno scuola, quando sarà superata l’emergenza Coronavirus e comunque probabilmente non prima del 5 maggio, si sta facendo largo l’ipotesi di far tornare sui banchi prima gli studenti della secondaria superiore; poi gli alunni delle medie; solo in un terzo momento, toccherebbe agli alunni del primo ciclo.
La differenza sarebbe legata alla necessità, espressa in modo chiaro dagli epidemiologi, di salvaguardare la salute delle fasce di popolazione più fragile. E i bambini più piccoli, anche se non particolarmente vulnerabili rispetto al virus Covid-19, potrebbero risultare tra quelle più da salvaguardare.
Inoltre, la procedura graduale permetterebbe di non far uscire fuori casa in contemporanea, lo stesso giorno, oltre dieci milioni di persone, se si considerano gli alunni, le famiglie che li accompagnano almeno fino al termine della primaria, il corpo insegnante e il personale Ata.
Proprio di queste esigenze, domenica 29 marzo ne ha parlato il virologo Fabrizio Pregliasco: le attuali misure di rigore ed isolamento, ha detto all’Ansa, “saranno necessarie ancora per settimane, ma quando si avrà la riapertura del Paese sarebbe opportuno effettuarla gradualmente per quanto riguarda le aziende, sulla base dell’utilità sociale delle produzioni”.
“Opportuno sarebbe anche prevedere una tempistica differenziata per il ritorno alla vita sociale e l’uscita da casa, con le fasce anziane e fragili che andrebbero protette in modo particolare”.
La riapertura di aziende, attività e scuole, ha continuato Pregliasco, “va naturalmente pianificata e non potrà essere da un giorno all’altro; non si potrà cioè tornare istantaneamente alla vita normale”.
Secondo il virologo, sarà importante “considerare uno scaglionamento per fasce di età con l’obiettivo di avere maggiore precauzioni per le fasce di popolazione più anziana o fragile. Queste categorie dovrebbero essere le ultime ad abbandonare la misura dell’isolamento sociale”.
Quindi, “bisognerà immaginare la riapertura del Paese con gradualità, valutando le singole tipologie di attività e facendo in modo che le aziende possano organizzarsi anche da un punto di vista di precauzioni sanitarie e di procedure di distanziamento”.
Allo stesso modo, ha concluso Pregliasco, dovranno cambiare le nostre abitudini ed atteggiamenti: “In casa, insieme ai cerotti, dovremo avere anche le mascherine e nella vita di tutti i giorni non potremo non considerare il distanziamento sociale”.
Sulla necessità di avere la massima cautela sulla riapertura, anche rispetto alla data del 4 maggio avanzata dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, in un’intervista ad Avvenire, si sono espressi diversi epidemiologi.
Pierluigi Lopalco, dell’Università di Pisa e presidente del patto trasversale per la scienza, ha detto che “dobbiamo essere cauti: come facciamo a riaprire le scuole se non abbiamo dati né certezze? Non diamo false illusioni e speranze”.
Anche l’epidemiologo Gianni Rezza, direttore del dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità, ammette che “non possiamo tenere l’Italia chiusa per sempre, ma occorre vedere prima gli effetti delle misure importanti messe in campo dal governo. Poi si possono studiare provvedimenti magari ‘stop and go’ o misure complementari”.
Ed una di queste misure complementari potrebbe essere proprio il ritorno graduale sui banchi di scuola.
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