Dopo la sospensione delle attività didattiche fino al 15 marzo disposta dal Governo, arrivano delle specifiche indicazioni in merito al personale scolastico da parte del Miur. Per il personale ATA è previsto il lavoro agile.
Uno dei punti contenuti dalla circolare Miur pubblicata il 6 marzo, contiene delle disposizioni ad hoc per il personale ATA.
Nello specifico, la nota spiega che gli ATA potranno “lavorare da casa“, aggiungendosi quindi alla schiera di moltissimi lavoratori di altri settori pubblici o privati in regime di “smart working”.
Partiamo da un punto: non c’è nulla di obbligatorio: “è attribuita a ciascun Dirigente scolastico la valutazione della possibilità di concedere il lavoro agile al personale ATA che dovesse farne richiesta, ferma restando la necessità di assicurare il regolare funzionamento dell’istituzione scolastica“.
Pertanto, lo smart working potrà essere concesso dal Dirigente scolastico, eventualmente anche ricorrendo a turnazioni del personale, in presenza dei seguenti prerequisiti:
1) il lavoro svolto dal personale che richiede di fruire di modalità di lavoro agile deve risultare gestibile a distanza;
2) il dipendente in lavoro agile deve dichiarare di disporre, presso il proprio domicilio, di tutta la strumentazione tecnologica adeguata a svolgere il proprio compito e deve poter garantire la reperibilità telefonica nell’orario di servizio;
3) le prestazioni lavorative in formato agile dovranno essere misurabili e quantificabili.
Cosa succede nel caso ci siano tantissime richieste di lavoro agile? In questo caso, il Dirigente scolastico dovrà intanto privilegiare i soggetti portatori di patologie che li rendono maggiormente esposti al contagio, chi utilizza i servizi pubblici di trasporto per raggiungere la scuola. Inoltre, il Ds dovrà anche avvantaggiare i lavoratori sui quali grava la cura dei figli a seguito della sospensione dei servizi dell’asilo nido e delle scuole dell’infanzia.
Le disposizioni contenute nella circolare Miur intervengono su uno dei punti più caldi delle disposizioni del Dpcm: infatti, gli ATA, che in caso di sospensione delle attività didattiche sono tenuti a prestare servizio regolarmente, hanno protestato palesemente.
I sindacati di categoria, in questi giorni, hanno infatti posto l’accento su questa situazione, in particolare il sindacato Ferder ATA, come abbiamo riportato in un altro articolo, parlava di personale ATA trattato come lavoratori di serie B.
Certamente non si tratta di una misura risolutiva a 360°, dato che come abbiamo già spiegato, le modalità potranno essere prese dai Dirigenti in base alle singole situazioni, ma si tratta comunque di un risultato che, ad ogni modo, come la didattica distanza, non ha precedenti nella storia di questo Paese, e cioè che i lavoratori di una scuola possano svolgere la propria mansione direttamente da casa.
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