Scuole chiuse, in molti centri, per allerta meteo. Anche la Sindaca V. Raggi ha adottato il medesimo provvedimento. Le inevitabili critiche rivelano il nostro profilo demansionato.
Scuole chiuse per le avverse condizioni atmosferiche. La Sindaca Raggi ha deciso di interrompere le lezioni il 29 e il 30 ottobre 2018. I motivi sono esplicitati nell’ordinanza di chiusura (29 e 30 ottobre)” Il provvedimento si è reso necessario per prevenire situazioni di pericolosità per l’incolumità dei bambini e degli studenti, nonché per motivi attinenti alla sicurezza e circolazione stradale.“
Solo il primo motivo giustificherebbe un grazie da parte dei genitori! Una sindaca che mette al primo posto il diritto alla sicurezza e incolumità! E lo fa in modo preventivo!
Nulla di straordinario. E’ lo stesso diritto che viene sbandierato, quando vengono “distribuiti” gli alunni e gli studenti come “pacchi postali” nelle classi, in assenza del titolare (Legge di Stabilità 2015, art 1 comma 333). E’ lo stesso diritto che supporta molte denunce di genitori nei casi di “culpa in vigilando”…
E invece? Riporto questo “profondo pensiero” di C. Daconto responsabile Comunicazione del Pd Roma che sintetizza pensieri e dialoghi raccolti ieri.
“A Roma oggi è una splendida giornata di quasi sole. Peccato che a migliaia di mamme e papà come me sia costata tanto. Cara Virginia Raggi chi paga per babysitter e le giornate di lavoro perso?“
Non occorrevano ulteriori conferme! Non ho letto dichiarazioni che mettevano in risalto la perdita in formazione. Quasi tutte esprimevano il disaccordo per l’incombenza a dove o a chi affidare “il loro cucciolo”.
Da molto tempo la nostra funzione è stata declassata, demansionata. Rimanda sempre più ai compiti di una babysitter che deve garantire la sorveglianza per sei-otto ore al giorno. Questo profilo umiliante emerge significativamente nei periodi di interruzione delle lezioni, come le vacanze di Natale, di Pasqua o quelle estive. Siamo di fronte all’abdicazione educativa dei genitori. Due esempi: i baby parking presenti nei centri commerciali e gli smartphone usati come piccoli televisori per intrattenere i piccoli durante un pranzo o cena nei ristoranti o negli hotel. Ovviamente per la supplenza “educativa” non si richiede direttamente ai genitori di mettere mano al portafoglio. Rientra nella fiscalità generale!
Gli eventi citati (chiusura scuole, vacanze…) tolgono il velo di ipocrisia intorno al ruolo della scuola. Del resto se consideriamo che in Italia si legge poco, si considera la cultura inutile, il successo come risultato di scorciatoie, allora tutto questo non deve meravigliare.
Se questa è la situazione perché non si ha il coraggio di dirlo ad alta voce, cambiando la funzione della scuola e demansionando di conseguenza gli insegnanti? Probabilmente sarebbe eccessivo! Andrebbe oltre il vuoto e insignificante formalismo che non ha corrispondenze nella realtà.
di Gianfranco Scialpi
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